A volte le informazioni che stiamo cercando ci passano sotto gli occhi ma non ce ne accorgiamo. Eppure sono li. Evidenti, leggibili.
Ho appositamente lasciato per qualche giorno il prologo di questa serie come primo post del blog, nella speranza che qualcuno si accorgesse che in quel post "c'è qualcosa che non va".
Nel prologo ho immaginato una possibile scena di un paesaggio Devoniano, impersonando un crostaceo che, uscendo dall'acqua e incamminandosi verso l'entroterra, incontra delle orme di tetrapode.
Forse mi sono dimenticato di scrivere che quel post, seppur immaginario, è basato comunque su dati reali.
Ma non voglio svelarvi tutto subito.
Facciamo il giro largo.
L'origine dei tetrapodomorphi e dei tetrapodi è un argomento a cui ho dedicato molti post, qui su Paleostories, perchè è un argomento che mi sta molto a cuore. Soprattutto, è un argomento di cui ancora non conosciamo abbastanza per avere un'idea chiara e che, purtroppo,è spesso malinterpretato.
Negli ultimi anni, diciamo a parire dagli anni 80', vi sono state numerose scoperte nel campo della paleontologia dei tetrapodi basali. Panderichthys, Tiktaalik, Elpistonge, Acanthostega, Ichtyostega e altri incredibili ritrovamenti hanno aiutato i paleontologi a ricavare preziose informazioni sull'origine dei tetrapodi.
Di molti di loro ho già scritto in vari post, qui sul blog (vedere l'indice del blog), ma non è di questo che voglio parlare oggi.
La scoperta di questi taxa "transizionali", se da una parte ha portato a poter ricostruire meglio la filogenesi dei primi tetrapodomorphi e a capire quali caratteri legano i tetrapodi ai sarcopterigi (e molte altre cose), ha però portato anche a credere, soprattutto nella visione popolare, alla favoletta della linea di discendenza. Il mito è semplice: da un pesce sarcopterigi con pinne carnose e ossicini si è passati ad un tetrapodomorpho come Tiktaalik, con la testa da tetrapode e un corpo ancora da sarcopterigio, poi Tiktaalik "è diventato" Ichthyostega, che grazie alle sue dita poi ha potuito camminare sulla terraferma, etc.
Ma anche chi non crede più nel mito della conquista della terraferma (spero anche grazie al mio blog), può incappare nell'errore di credere di aver capito, di pensare che ciò che sappiamo oggi dei tetrapodomorphi è abbastanza chiaro e che i paleontologi sono a buon punto.
Parliamo di fossili.
Abbiamo detto spesso, anche qui sul blog, che i primi arti sono comparsi in acqua, non per camminare sulla terraferma ma per migliorare la manovrabilità in ambienti irregolari e pieni di ostacoli, come può essere un mangrovieto. Ciò lo sappiamo grazie al ritrovamento di Ichthyostega ed Acanthostega, per esempio, due tetrapodi del Devoniano Superiore (Famenniano, circa 365 - 360 milioni di anni fa). In questo periodo, i tetrapodi possedevano già arti muniti di dita (solitamente più di cinque) ed erano già abbastanza abbondanti (oltre a Ichthyostega e Acanthostega ci sono vari altri tetrapodi della fine del Devoniano, tra cui Tulerpeton e Ventastega).A ben vedere, oggi sappiamo, grazie al ritrovamento di fossili più o
meno ben conservati, come Elginerpeton e Metaxygnathus, che i tetrapodi
erano già presenti all'incirca 375 milioni di anni fa, all'inizio del
Devoniano superiore.
Prima di questi animali, i più prossimi parenti dei tetrapodi sono Tiktaalik e Panderichthys (e altri di cui non ho mai parlato, ma non è importante), animali muniti di caratteri da tetrapodi, soprattutto per quanto riguarda il cranio e il cinto pettorale, e altri caratteri ancora "da pesce", come un corpo munito di squame e le branchie. Questi animali risalgono anch'essi al Devoniano superiore - Medio, tra 383 e 387 milioni di anni fa. A questo periodo risale anche Eusthenopteron, star del passato, uno dei primi "anelli mancanti" tra pesci e tetrapodi.
Guardando i fossili e senza essere sotto l'effetto ipnotico del mito della conquistra della terraferma, la situazione dunque è chiara: circa 385 milioni di anni fa alcuni sarcopterigi, come Eusthenopteron, Panderichthys e Tiktaalik, era muniti di pinne carnose con ossicini, precursori delle dita, e viveano completamente in acqua o al limite poteva trascinarsi per brevissimi tratti fuori.
A causa dell'ambiente in cui vivevano, pieno di ostacoli e irregolarità, all'incirca 375 milioni di anni fa, un ramo di questi tetrapodomorphi (di cui fa parte, per esempio Ichthyostega) sviluppò le dita, sempre in acqua, e diede origine quella florida dinastia che avrebbe dominato il mondo e permesso a me che scrivo e a voi che leggete, di fare quello che state facendo.
Dunque, con l'aiuto della stratigrafia e i dati paleoambientali, per capire quando e dove si sono fossilizzati questi animali, e la filogenesi, per ricostruire come i vari taxa fossili si relazionano tra di loro, possiamo dire che i tetrapodi si sono originati all'incirca 370 - 375 milioni di anni fa, in ambiente salmastro simile agli attuali mangrovieti. Questo è quello che dicono i fossili ( o almeno, così ci sembra). Se lo dicono i fossili, sarà vero....
Ben, ora, tenendo a mente soprattutto quest'ultimo paragrafo e considerando che il prologo, seppur immaginario e fantastico, è basato su dati reali (e su una delle scoperte più importanti dell'ultimo decennio), rileggetelo e provate a capire se ci sono incongruenze (e magari chiedetevi perchè). Prendetelo come un quiz paleontologico. Ci rivediamo qui fra qualche giorno.
a presto,
su Paleostories.
2 commenti:
mm..non riesco bene a capire,. Ho riletto il prologo più volte. Forse l'errore è che le orme sono sulla spiaggia quando invece i primi tetrapodi erano acquatici?
Allora, sono andato a rileggere il prologo e mi é parso d'acchito di rilevare una discrepanza. La scena è ambientata 395 milioni di anni fa, mentre i fossili dei primi tetrapodi, dall'albero ultrametrico (si dice così?) in questo post i primi fossili sono successivi. Poi però ho pensato che quelle orme potrebbero benissimo precedere i fossili veri e propri visto che tu hai detto che trattasi di un ritrovamento paleoicnologico reale. Poi però ho pensato anche che, sulla base di ciò che hai detto è improbabile che un'orma fossile dell'Eifeliano avesse 5 dita. Quindi forse la scena è giusta ma hai dato una datazione diversa da quella reale? Ciao Marco.
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