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I predatori della preistoria Ep. 5: una dieta a base di tartarughe

Quanti di noi possiedono come animali domestici delle tartarughe?
Io personalmente no, ma conosco molte persone che ce l'hanno, soprattutto nei terrari, e devo dire che ogni volta che vado a trovarli passo molto tempo a osservare questi curiosi animali, lenti e imbranati ma sicuramente simpatici e spesso sorprendentemente socievoli.
Le tartarughe fanno solitamente simpatia a tutti e sono da sempre simbolo di longevità, calma e saggezza.

Recentemente mi è capito di prendere in mano una tartarughina d'acqua dolce: spaventata, si è subito ritirata nel suo duro carapace, forte e sicura della sua corazza. 
In quel momento mi è venuta una domanda: come mai questi rettili possiedono un sistema di difesa tanto complesso quanto efficace? Da chi devono proteggersi le tartarughe?
Così, ho iniziato a scartabellare nella mia biblioteca digitale e mi sono imbattuto in diversi articoli sull'ecologia delle tartarughe e sul ruolo che esse hanno avuto negli ecosistemi del passato e del presente).

Ma tra tutti, un articolo mi ha particolarmente colpito, perchè esso rappresenta anche un ottimo spunto per un post sulle relazioni tra prede e predatori.
E di questo parliamo oggi, nel quito episodio della serie "I predatori della preistoria": dunque, esistono tracce fossili che testimonino casi di predazione su tartarughe? La risposta è, ovviamente, si.

Si salvi chi può! Ma sarà sufficiente?

I predatori della preistoria ep. 4: Shark attack!

Il ruolo degli squali nell’immaginario collettivo è, forse da sempre, collegato al loro perfetto adattamento per la predazione in ambiente acquatico. 
La stragrande maggioranza degli squali attuali si alimenta cacciando altri animali e sovente nei documentari vengono mostrate le tecniche di predazione di questi affascinanti animali.
Tralasciando il lato negativo della medaglia, che ha portato alla nascita in vari casi di vere e proprie fobie verso gli squali, immaginati come spietati cacciatore che non aspettano altro che attaccare poveri bagnanti indifesi, gli adattamenti anatomici che questi condritti hanno evoluto nel tempo li hanno resi indubbiamente tra gli animali più efficienti dal punto della predazione, tanto che la loro anatomia non è cambiata nel tempo in maniera esageratamente significativa. Si sa, squadra che vince non si cambia.
Ma guardando al mondo del passato, si può scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato anche parlando di predazione negli squali. 

Le straordinarie capacità difensive delle missine e la loro gelatina.

Lo devo ammettere, adoro le missine!
Da quando ho cominciato ad occuparmene seriamente sto scoprende tutto un mondo che non avrei mai pensato di poter trovare così incredibilmente interessante.
Non solo le missine sono animali oscuri e misteriori, di cui si sa ancora molto poco sia nel campo della paleontologia che della genetica, ma riservano anche sorprese meravigliose ogni volta che si riesce a catturarle e ad osservarle. 
La loro anatomia così bizzarra, il loro comportamento a volte schivo a volte esuberante (ricordatevi del caso di predazione che abbiamo visto qui), non possono che non creare un profondo interesse e una forte volontà di conoscienza.
Almeno, questo è quello che accade in me.

Oggi vorrei parlarvi di un nuovo esaltante capitolo delle conoscienze che piano piano la comunità scientifica sta acquisendo per quanto riguarda la biologia e il comportamento delle missine.
In un post precedente, lo stesso citato sopra, avevo parlato delle nuove scoperte sulle abilità predatorie di questi animali, ritenuti fino a quel momento capaci solo di nutrirsi di carcasse o di piccoli invertebrati.
Avevamo visto come l'atto predatorio fosse attuato grazie alla sinergia tra il peculiare apparato boccale circolare delle missine e la loro capacità di secernere una particolare sostanza viscosa, una sorta di gelatina, che intrappolava e soffocava l'animale fino alla morte.

La sostanza gelatinosa (slime in inglese) prodotta dalle missine, ha sempre costituito argomento di grande interesse tra i biologi, che si interrogavano su quale potesse essere la sua funzione.
Abbiamo visto come essa possa essere utilizzata appunto per predare. 
Inoltre si conosce come essa sia utilizzata per "sgusciare via" quando si tenta di tenere in mano questi animali (e che quindi è utilizzata dalle missine per liberarsi quando si trovano ad esempio incastrate in anfratti o in cavità nel substrano), e infine che essa costituisca un potente ed efficace mezzo difensivo contro la predazione da parte di altri pesci.


              Un esemplare di "cernia americana" Polyprion americanus nell'atto di catturare un esemplare della missina Epatretus sp.          Immagine presa dalla figura 2 di Zintzen et al., 2011

Nuova scoperta sulle capacità predatorie delle missine

Nonostante le missine siano animali abbondanti e relativamente conosciuti dal punto di vista morfologico, la loro biologia rimane ancora abbastanza oscusa, in particolare il loro stile di vita. Tutto ciò che si sa riguarda individui di allevamento o catturati nelle reti dei pescatori o all'interno di specifiche trappole (piene di cibo morto, che attrae questi animali). 

Esse sono da sempre considerate importanti in ecologia perchè essendo animali notoriamente fossori, scavano nel substrato contribuendo al suo rimescolamento e al turn - over di nutrienti e ossigeno.
Inoltre, è risaputo, grazie a numerosi esperimenti, che più o meno tutte le missine viventi si nutrono di carcasse morte o di pesci moribondi, contribuendo quindi alla pulizia dei fondali e aumentando la loro importanza ecologica nella catena alimentare.
Tuttavia, spesso è stato suggerito (per esempio, Shelton 1978) che la nutrizione basata esclusivamente su corpi morti o carcasse non possa sostenere per intero le popolazioni di alcune specie di missine, che spesso contano decine e decine di individui.

Lo studio dei contenuti stomacali delle missine ha fin'ora prodotto risultati non troppo significativi, benchè esso contenga spesso resti di policheti e altri piccoli invertebrati, ciò rappresenta comunque troppo poco dal punto di vista nutritivo.
Le missine, insomma, sembrano non potersi sostenere solo con un'alimentazione saprofaga e/o basata su piccoli animali (sono animali che posso anche superare il metro di lunghezza). 
Nonostante ciò, non era mai stata osservata alcuna evidenza della possibilità che le missine predassero attivamente o utilizzassero altri sistemi di nutrimento.
Fino all'anno scorso.

Nel 2011, utilizzando sistemi di fotografia e ripresa subacquei specializzati, alcuni studiosi neozelandesi e australiani (Zintzen et al., 2011) hanno fornito prove dirette di attività predatoria attiva in un individuo del genere Neomyxine biniplicata su un piccolo pesce bentonico Cepola haastii. Si tratta del primo caso di osservazione di tale comportamento, e, come vedremo a fine post, le implicazioni potrebbero essere importanti.

Disegno di Neomyxine biniplicata. Lunghezza media 30 cm.

Disegno di Cepola haastii. Lunghezza media 20 cm


Ma come funziona l'atto predatorio di questa missina?

Per prima cosa, gli esemplari in esame sono stati osservati nell'atto di ispezionare il substrato e trovare le prede.
Durante l'ispezione, il corpo si muove in maniera molto attiva, così come i bargigli, che vengono mantenuti a contatto con il fondo.
Una volta trovata una tana di cepola (le cepole sono pesci scavatori che vivono in tane scavati nella sabbia, da cui emergono di tanto in tanto per nutristi di planckton), Neomyxine entra da una delle due fessure della tana in modo che il padrone di casa sia costretto a rientrare velocemente in essa per tentare scacciare l'ospite.
Ciò costituisce una trappola per il pesce, che una volta rientrato nella tana viene prontamente abbrancato dalla missina, che attaccandosi alla sua porzione anteriore comincia a colpire la preda con il suo apparato di dentelli.
Non si sa bene cosa succeda esattamente durante questo passaggio, perchè è stata osservata la scena solo da fuori la tana, dove emerge parte del corpo della missina nell'atto di muoversi, annodarsi e contorcesi con grande foga, segno di intensa attività del resto del corpo (che è nella tana).
Zintzen et al. ipotizzano che durante questo periodo, la missina possa produrre la sua particolare bava per soffocare la preda o per immobilizzarla.
 
Ad un certo punto, la missina si muove producendo il tipico nodo nella sua parte posteriore. Le missine si annodano in questo modo o per sfuggire ai predatori o per uscire dall'interno delle carcasse. Questa posizione del corpo corrisponde un pò alla retromarcia di un'automobile, e viene usata dall'animale per tornare indietro, o come in questo caso per uscire da un buco.
La missina esce dalla tana della cepola (immagino con un' aria contenta) con il padrone di casa ormai morto e, sempre "tenendolo" ben saldo con la bocca, se ne va lontano nel posto in cui consumerà il pasto.
 
Disegno della sequenza predatoria di Neomyxine

La scoperta di questo tipo di attività predatoria per una missina è sicuramente un dato importante che mette in discussione quanto si è sempre saputo delle missine.
Nonostante sia stato osservato solo una volta e in un solo individuo, anche gli altri individui circostanti di Neomyxine sono stati visti nell'atto di ispezionare il fondo allo stesso modo.
Inoltre, l'atto predatorio è avvenuto nonostante la videocamera sia stata posta vicino ad una trappola per missine, con annessi bocconcini gustosi.
Nonostante la disponibilitàò di cibo facile, nessuna delle missine si è avvicinata e hanno continuato a perlustrare il fondo in cerca di cepole.

Non si sa ancora quante delle 77 specie viventi di missine possano comportarsi in questo modo, nè quali siano i rapporti tra cibo assunto vivo e morto all'interno di ogni specifica specie
Tuttavia, l'aver osservato un tale comportamento in questa specie rende plausibile la possibilità che esso sia presente anche altre specie di missine.
Alcuni studi hanno dimostrato che la potenza del "morso" delle missine è uguale o superiore a quella di vari gnatostomi (Clarck &Summers, 2009), tra cui tartarughe, fringuelli e labridi.
Ciò potrebbe indicare anche un uso "attivo" (cioè, su prede vive e che si muovono) della loro bocca.

Particolare della testa di una missina.

Se ancora crede che le missine sono animali brutti, semplici e impacciati, eccovi uno straodinario esempio di cosa possono fare.

E forse, anche questo può essere un punto a favore di chi, come me, crede che esse non siano poi così primitive come si continua a pensare.

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Bibliografia:

- Clark, A. J. & Summers, A. P. 2007
Morphology and kinematics of feeding in hagfish: possible functional advantages of jaws.
Journal of Experimental Biology 210 , 3897–3909
- Shelton, R. G. J. 1978
On the feeding of the hagfish Myxine glutinosa in the North Sea. J. Mar. Biol. Assoc. U.K. 58, 81–86
- Zintzen, V. et al. 2011
Hagfish predatory behaviour and slime defence mechanism. Sci. Rep. 1, 131