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Chi siamo, da dove veniamo (Parte 3): dove si sono originati i tetrapodi?

Niedzwiedzki et al. (2010) descrivono delle orme di tetrapode provenienti dalla cava di Zachelmie, in Polonia, e risalenti al Devoniano medio, circa 20 milioni di anni più vecchie dei primi resti di tetrapodi.
Della scoperta e di cosa questa comporta  nel rivoluzionare quello che si pensava sul periodo di origine dei tetrapodi ho già parlato nel precedente post.
Le nuove frontiere aperte da questa scoperta, però, non si fermano a questo.

Le impronte di Zachelmie si trovano su strati appartenenti alla formazione di Wojciechowice: dati sedimentologici indicano come questa formazione si sia deposta in ambiente marino, tidale o lagunare, di acqua estremamente bassa e con poco apporto terrigeno (dunque acqua abbastanza ferma).
Gli strati in cui sono state trovate le impronte mostrano l'esistenza di episodici momenti in cui il substrato è stato esposto all'aria, come indicano la presenza di laminazioni con segni di spaccatura da disseccamento e impronte di pioggia.

Se vi ricordate, fin'ora abbiamo sempre visto come l'ambiente di vita dei primi tetrapodi è sempre stato associato ad ambienti con folta vegetazione, mangrovieti, lagune con piante galleggianti, e che appunto si ritiene che le dita si siano sviluppate per farsi spazio in questi ambienti irregolari e tortuosi.
Che le più antiche orme di tetrapodi, più antiche dei resti di Ichtyostega, Acanthostega, Tiktaalik, etc., provengano da un ambiente marino, è dunque un dettaglio da non sottovalutare.

Chi siamo, da dove veniamo (parte 2): la scoperta che riscrive la storia dei tetrapodi


Nel post precedente vi avevo raccontato la storia dei tetrapodi. Quella che conosciamo oggi, con Eusthenopteron, Tiktaalik, Acanthostega, Ichthyostega e tutti gli altri "eroi della transizione da pesci a tetrapodi".
Tuttavia, vi avevo lasciato con il dubbio se ciò che oggi noi sappiamo rappresenti la realtà o solo una nostra illusione di pensare di essere sulla strada giusta.

Ho deciso di iniziare questa serie con un racconto fantastico, ma basato su dati reali, per provare a fare un giochino con i miei lettori. 
Nel prologo raccontavo di un piccolo crostaceo di 395 milioni di anni fa che, uscendo dal mare, incontrava sul bagnasciuga delle impronte di tetrapodi. Il racconto è chiaramente fantastico perchè inventato da me, ma è basato su una serie di dati reali.
Vi avevo chiesto di confrontare il prologo con il riassunto (molto riassunto) di ciò che sappiamo, grazie ai fossili, dell'origine dei tetrapodi e di vedere se si potevano trovare delle incongruenze.
Alcuni di voi hanno provato a rispondere, andando più o meno dritto al problema.

La risposta è racchiusa nella prima riga: Polonia, 395 milioni di anni fa, Eifeliano.
Pensateci un attimo: impronte di tetrapodi a cinque dita 395 milioni di anni fa, ossia circa 20 milioni di anni prima del più antico tetrapode noto? Impossibile! 
O forse no?

Chi siamo, da dove veniamo (Parte 1): la favola dei tetrapodi

A volte le informazioni che stiamo cercando ci passano sotto gli occhi ma non ce ne accorgiamo. Eppure sono li. Evidenti, leggibili.
Ho appositamente lasciato per qualche giorno il prologo di questa serie come primo post del blog, nella speranza che qualcuno si accorgesse che in quel post "c'è qualcosa che non va".
Nel prologo ho immaginato una possibile scena di un paesaggio Devoniano, impersonando un crostaceo che, uscendo dall'acqua e incamminandosi verso l'entroterra, incontra delle orme di tetrapode.
Forse mi sono dimenticato di scrivere che quel post, seppur immaginario, è basato comunque su dati reali.
Ma non voglio svelarvi tutto subito.

Facciamo il giro largo.
L'origine dei tetrapodomorphi e dei tetrapodi è un argomento a cui ho dedicato molti post, qui su Paleostories, perchè è un argomento che mi sta molto a cuore. Soprattutto, è un argomento di cui ancora non conosciamo abbastanza per avere un'idea chiara e che, purtroppo,è spesso malinterpretato.

Negli ultimi anni, diciamo a parire dagli anni 80', vi sono state numerose scoperte nel campo della paleontologia dei tetrapodi basali. Panderichthys, Tiktaalik, Elpistonge, Acanthostega, Ichtyostega e altri incredibili ritrovamenti hanno aiutato i paleontologi a ricavare preziose informazioni sull'origine dei tetrapodi.
Di molti di loro ho già scritto in vari post, qui sul blog (vedere l'indice del blog), ma non è di questo che voglio parlare oggi.

Chi siamo, da dove veniamo: la lunga storia dei tetrapodi (Prologo)

Polonia, 395 milioni di anni fa, Devoniano medio (Eifeliano)

Il sole sta per tramontare dietro l'orizzonte, la marea si sta alzando, dopo aver mostrato per qualche ora la nuda sabbia oltre il limite dell'acqua.
Piccole onde salate si infrangono sul litorale.
Poco più avanti, un tappeto di muschi, alghe, sovrastate dalle prima piante che, forti delle loro radici, si godono gli ultimi raggi della stella, filtrandoli dalle loro piccole foglie verdi.
Ad un tratto, un piccolo crostaceo emerge dall'acqua zampettando verso la ricca zona verde, in cerca di qualche resto vegetale marcescente.
Cammina sicuro e veloce, non sembrano esserci pericolo intorno.
Il crepitio di altre zampe che si muovono non lo preoccupa più di tanto.
Cammina, la sabbia ancora umida è una superficie su cui muoversi saldamente.
All'improvviso, ecco che appaiono delle irregolarità sulla piatta battigia, una depressione, profonda qualche centimetro e lunga più di venti centimetri.
Il crostaceo la attraversa, un pò esitante.
E' finita: dopo la salita, ancora sabbia umida, forte e piatta. 
Poi però un'altra depressione, e poi un'altra ancora.
Le depressioni sembrano susseguirsi con un ritmo regolare.
Hanno una forma strana: un grosso tondo al centro e cinque piccole fossette allungate nella parta anteriore.
Sembrano impronte, impronte a cinque dita...
Ancora una salita, dopo la traversata nell'ennesimo fosso e il piccolo crostaceo si ferma; assaggia l'aria, lo sguardo attento.
La strada per  arrivare al paradiso verde è ancora lunga.
Si affrettà, chissà se arriverà sano e salvo...

Paleonews: il corpo (e che corpo!) di Deinocheirus

Notizia veloce giunta dall'ultimo SVP (Society of Vertebrate Palaeontology) meeting.

Tutti gli appassionati di dinosauri conosceranno sicuramente Deinocheirus, un ornitomimosauro delCcretaceo superiore della Nemegt Formation, in Mongolia.
Di questo dinosauro, fino a poco tempo fa, erano noti solo gli arti anteriori e il cinto pettorale. Tuttavia, già questo bastava a rendere Deinocheirus famoso: gli arti anteriori misurano infatti quasi 2 metri e mezzo, con un omero di circa 90 centimetri e una mano di oltre 75 centimetri. Si tratta quindi di uno dei dinosauri theropodi più grandi noti per quanto riguarda le dimensioni dell'arto anteriore.


Non conoscendone il corpo, Deinocheirus veniva raffiguato come un gigantesco ornithomimosauro (data la parentela con Struthiomumus, Gallimimus e compagnia), che avrebbe raggiunto la lunghezza di circa 10 metri.


Fortunatamente, e con grande meraviglia, recentemente è stato trovato un nuovo esemplare di Deinocheirus, stavolta munito dell'intero corpo (tranne cranio e piedi) . La scoperta è stata sconvolgente.
Dal nuovo resto, sembra che questo dinosauro possedesse una sorta di vela nella parte posteriore del corpo, simile a quella riscontrata in altri dinosauri come Ouranosaurus e Spinosaurus.

Per farvi avere un'idea, ho trovato questo bel disegno (preliminare, a detta dell'autore), del nuovo Deinocheirus.


L'articolo ufficiale non è ancora stato pubblicato, ma sembra proprio che siamo di fronte ad una scoperta eccitante, che sicuramente farà parlare di se per lungo tempo.
Nel frattempo, potete leggere due articoli (in inglese), da questi blog:

- saurian.blogspot.it: newly discovered skeleton of Deinocheirus

National Geographic: Mystery Dinosaur Finally Gets a Body

Ammetto che, nonostante non siamo il mio campo, anch'io non vedo l'ora di sapere i dettagli.
Wait for the paper!

P.S. Rettifica: ho tolto il pezzo in cui parlavo del cranio: non è stato trovato (fonte: theropoda.blogspot.it) e il post del blog saurian è semi-serio (la scoperta è quella giusta, le informazioni appositamente travisate). Mi scuso per l'incoveniente (che comunque non toglie valore alla scoperta.
Fate riferimento ai blog inseriti in questo post come riferimento, nè sanno sicuramente più di me in materia di dinosauri.