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Come pubblicare un articolo scientifico: Parte 1 (Scrivere)

Come si pubblica un articolo scientifico?

Ho fatto una ricerca, analizzato dati, scoperto un nuovo fossile, etc... e adesso? 

Con questa serie di post vorrei cercare di creare una breve guida sulla pubblicazione di un articolo scientifico, la sua struttura di base, la scienza del giornale, il processo di peer review, e anche alcuni miti e leggende e tutto ciò che circonda il mondo dell'editoria scientifica.

Vedo spesso che gli articoli scientifici vengono tratti quasi come un qualcosa di mistico, come un messaggio scritto da Dei olimpici inarrivabili, incorruttibili e soprattutto portatori di verità. Ciò avviene sopratutto se questi articoli sono pubblicati su riviste "importanti" (vi spiegherò piu avanti perchè ho messo il virgolettato) e dopo il vaglio del peer review, quel meccanismo per cui ogni articolo viene pubblicato solo se supera la rivesione di altri membri della comunità scientifica. Tuttavia, come vedremo, non è tutto oro ciò che luccica e nonostante la bontà del sistema, pubblicare un articolo tutt'altro che veritiero, o gonfiarlo per farlo sembrare più importante di quello che è, non è cosi impossibile e anzi, controintuitivamente, ciò è aiutato dal meccanismo di peer review.

Tutto questo però lo vedremo nei prossimi posts.
Partiamo però dalle basi.
Il primo step, fondamentale e per certi versi anche di maggior stimolo, è quello della scrittura.

Quando ero un dottorando a Imperial College London, sentivo spesso gli altri studenti dire che la scrittura era la parte che apprezzavano di meno, che era lunga, tediosa, difficile, noiosa. A me onestamente è sempre piaciuto scrivere, è un ottimo momento per guardare a tutto quello che si è fatto, ai dati raccolti, alle analisi, alle figure, e riordinare le idee. E' il momento in cui si penso "and so what?"..e quindi, tutto questo cosa significa? Insomma, ci si trova faccia a faccia con il lavoro di mesi o anni e si può finalmente raccoglierne i frutti.

Un articolo scientifico nasce, come tutte le cose scritte (credo), con una bozza o un'idea di scrittura. Ma, siccome la scienza ha comunque i suoi canoni, bisogna seguire una struttura ben precisa, il che sicuramente aiuta nel riorganizzare il discorso.

Titolo, Abstract, Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati, Discussione e Conclusione. Queste sono di solito le parti dell'articolo che ne constituiscono le scheletro e che si trovano nella maggior parte degli articoli (a volte la conclusione non è una sezione separata ma inclusa nella discussione). Vediamo brevemente insieme cosa sono.

Titolo 

Il titolo è una delle parte più importanti dell'articolo. Non solo dovrebbe dare la piu concisa descrizione dei contenuti dell'articolo, ma dovrebbe anche essere scritto in modo tale da facilitare la ricerca dell'articolo sulla rete e nei repositori bibliografici. Per questo motivo, onestamente a me non piace molto chi cerca di dare un tono pomposo o anche troppo divertente del proprio articolo.

E' vero, apprezzo molto la buona divulgazione e la ricerca di un titolo un po più "diretto e semplice", ma purchè non si vada oltre. Un buon titolo secondo me dovrebbe essere semplicemente basato sulle domande fondamentali cosa, dove, quando e perchè. Per esempio: "A new turtle (cosa), from the Upper Cretaceous (quando) of my garden (dove) and its implications for the lack of lettuce in my allotment (perchè è importante)" è un titolo magari un po noioso, ma facile da trovare e che dice esattamente come stanno le cose, senza arrovellarsi troppo in complessità o pomposità non necessarie.

Abstract

Devo ammetterlo, non mi piace scrivere gli abstracts. E sono molto difficili! Un abstract è praticamente una versione corta ma completa dell'articolo. Per questo, è difficile scrivere un abstract che sia nello stesso tempo scorrevole, semplice e al punto, ma che contenga tutti i contenuti fondamentali dell'articolo.

Un consiglio che posso dare è di prendere uno o due concetti fondamentali dalle parti seguenti, e cercare di metterli assieme con un filo logico. Cos'è importante dell'introduzione? Cosa è stato studiato e come? Cosa è stato trovato di nuovo? E quindi? Queste quattro domande sono una buona base di partenza per scrivere un buon abstract.

Gli abstracts non solo sono importanti negli articoli, ma sono anche il punto di partenza per poter partecipare ad una conferenza scientifica. Quando volete mandare un poster oppure iscrivervi per una presentazione orale ad una conferenza, vi verrà chiesto di mandare un abstract (di solito di circa 250-300 parole). L'abstract verrà poi valutato dalla commissione che deciderà, in base ad esso, se accettare o meno il vostro poster o talk. Per questo, l'abstract è essenziale e dovrebbe dare un'infarinatura generale ma completa del perchè il vostro articolo/poster/talk è interessante e vale la pena di essere seguito.

E' difficile, lo so, ma con la pratica ci si abitua.

Introduzione

Una delle mie parti preferite da scrivere! L'introduzione di un articolo è un po come l'inizio di una favola: c'era una volta un'ipotesi o un problema, un gap nel record fossile e nella nostra conoscenza di un evento. Molti cavalieri hanno provato a risolvere il problema, con questa o quell'altra geste. Ora, grazie a questo nuovo fossile, è possibile aggiungere un pezzo di storia per tentare di risolvere il problema.

Favole a parte, l'introduzione serve appunto a introdurre la scena, a introdurre sopratutto quello che si dirà poi nella descrizione. Quindi, sarà un ricapitolare cosa è stato fatto prima di noi da altri, nel bene o nel male, sull'argomento e spiegare cosa c'è ancora da fare e come. Esempio concreto

O, se volete un altro esempio, è come aprire un libro di ricette di torte e, prima ancora che vi dicano la ricetta, vi raccontano l'occasione per cui si sta facendo la torta, l'origine della ricetta e le varianti che si possono fare.

Materiali e metodi

Uno dei concetti fondamentali del metodo scientifico è la sua ripetibilità, il suo poter essere testato e ritestato di nuovo, anche da persone diverse purchè si seguano gli stessi metodi utilizzando gli stessi dati. Insomma, è il modo con cui si certifica la veridicità del proprio studio. Per esempio, se su un articolo viene pubblicata una matrice filogenetica e il metodo con cui viene analizzata, chiunque dovrebbe essere in grado di scaricarsi i dati, applicare gli stessi metodi e trovare esattamente lo stesso albero (o alberi) trovati dagli autori. Ciò appunto da vigore e solidità allo studio e dimostra che è basato su dati oggettivi.

Per fare un esempio pratico, i nostri materiali potrebbe essere un fossile, o un serie di reperti, o anche dati dalla letteratura, una matrice filogenetica, dati ecologici, etc. Insomma, cosa stiamo studiando. I metodi invece son come li studiamo, sia a livo pratico che teorico. Un'analisi funzionale, un'analisi filogenetica, uno studio di anatomia comparata, una descrizione anatomica, un riassunto bibliografico, etc.

La sezione Materiali e Metodi è la lista degli ingredienti della torta e degli strumenti che ci servono per cucinarla. In teoria, se prendo gli stessi ingredienti e uso gli stessi strumenti, dovrei essere in grado di replicare lo studio pubblicato (ma sarà sempre così? vi lascio pensare da soli...)

Risultati (Descrizione)

Il mio supervisor del dottorato mi diceva sempre che se una descrizione è fatta bene, posso disegnare il fossile senza averlo mai visto. Forse è un caso un po estremo (e devo dire che spesso mi diceva che scrivere troppo in dettaglio) ma riflette quella che è la vera essenza di questa parte, ossia informare il lettore dell'articolo su cosa è stato trovato, le parti analizzate, i risultati delle analisi, insomma, la carne sul fuoco.

Avete esaminato un nuovo (o anche vecchio) fossile? descrivetene nel dettaglio forma, dimensione, caratteristiche particolari. Avete esaminato una pianta e i suoi impollinatori? descrivetene le relazioni di simbiosi, la durata del processo di impollinazione, quando avviene, da chi è compiuto, etc. Avete prodotto un nuovo modello ecologico o nuova analisi filogenetica? Descrivetene i risultati, le relazioni tra le specie, il bilancio energico o di biomassa, la monofilia dei gruppi o le varie catene trofiche.

La descrizione è il succo dell'articolo, la novità che mettere sul piatto.

Tornando all'esempio della torta: quanti strati ha la torta? di che colore è uscita? cottura buona, indietro o bruciacchiata? se la schiaccio è spugnosa? è ricoperta di cioccolato? Insomma, quando la descrizione della torta mi deve venire fame.

Ricordatevi però che una buona descrizione è tale se non si fa "ingolosire" dalla parte successiva di discussione. Insomma, descrivete quello che avete trovate senza dire perchè è importante o le implicazioni della scoperta. Presentate al lettore i fatti, non le ipotesi o le conclusione legate ad esse. Il giudizio sul gusto della torta lo facciamo nella discussione, dopo averla mangiata tutta.

Discussione

Ah, cara discussione, quanti problemi che porti! Questa parte è probabilmente la più difficile da scrivere. A parte motivi contenutistici, è qui che si dimostra che quanto è stato fatto è importante e perchè. La discussione serve a connettere il vostro studio con il resto della disciplina, o anche oltre, con il resto della scienza.

Un esempio recente da esperienza personale:
 In questi mesi stiamo ultimando la scrittura di un articolo sul'anatomia interna del cranio e del collo di un placoderma del devoniano canadese. Un fossile bellino, con dettagli anatomici ben preservati di cui ne ho studiato l'anatomia tramite l'utilizzo di CT scanning (in pratica, utilizzando raggi x) e ricostruzioni digitali. Ne è venuta fuori una bella descrizione anatomica dell'orecchio interno (labirinto e dotto endolinfatico), parte posteriore della scatola cranica, attaccatura del collo e impronte della muscolatura cervicale.

Tutto bello...ma..e quindi? Uno dei miei co-autori ha commentato nella nostra draft: "se questo fossile non fosse mai stato scoperto, cambierebbe qualcosa nella nostra conoscienza sull'anatomia dei placodermi?"
Ecco qui l'essenza della discussione! 
Perchè ciò che abbiamo fatto è importante? come può essere utilizzato dagli altri studiosi nell'aiutarli a risolvere le domande che stanno affrontando?

La mia personale risposta è che ogni pezzo del puzzle, anche piccolo o incompleto, è pur sempre un pezzo del puzzle e ci aiuta a inquadrare meglio l'immagine finale, soprattutto considerando che non riusciremo mai a trovare tutti i pezzi. Tuttavia, non sempre è facile usare questo concetto come giustificazione. Spesso i giornali, ma anche i colleghi, vogliono vedere un po di più, vogliono il "big impact"...ma questo lo vedremo prossimamente.

Per finire con l'esempio della torta, la discussione è il giudizio sul prodotto finito. Considerando sapore e consistenza, nonchè bellezza estestica, la vostra torta è degna di essere rifatta e rimangiata, o venduta o inserita nel libro delle ricette?

Conclusione


Non tutti i giornali richiedono la scrittura della conclusione, ma trovo sia una parte importante per ricapitolare e lasciare il lettore con un messaggio da portare a casa. La conclusione è una sorta di parte finale dell'abstract un po più estesa, e ovviamente si ricollega all'introduzione.
E vissero per sempre felici e contenti? Il problema iniziale è stato risolto (o meglio, parzialmente risolto) grazie al nostro studio? E adesso, cos'altro c'è da fare? La conclusione chiude l'articolo ricapitolando brevemente cosa è stato fatto, perchè è stato fatto, e qual'è la prossima mossa.

Magari un po piu di cioccolato sulla torta? Oppure quella scorza di limone copriva un po troppo il gusto delle mandorle tritate...



Per concludere (visto? è importante), una volta che si inizia a scrivere i primi contenuti e a riempire le sezioni, ci si rende conto dell'importanza della propria ricerca, di cosa vuol dire che il proprio campo di studi, se c'è ancora qualcosa che va fatto o va fatto meglio, le future direzioni della ricerca...insomma, scrivere è un passaggio fondamentale!

Inoltre, se non siamo soli nella ricerca ma facciamo parte di un team, come spesso accade, questo è un ottimo momento per condividere le bozze con i nostri colleghi e ricevere idee, feedback, commenti, critiche, suggerimenti, insomma, migliorare la nostra ricerca.

Dopo una serie piu o meno infinita di correzioni di bozze (ho visto anche nomi di file tipo...Bozza.2.5.nearly_final.new.3.2), rimbalzate avanti e indietro tra voi e i vostri colleghi, finalmente vi accordate su una versione finale (ma sarà davvero così?).

Passaggio successivo (ma anche complementare e spesso mi è capitato di farlo insieme), è quello illustrativo, quindi figure, grafici e foto, che accompagnano la scrittura con un aiuto visuale.

Come vedremo dunque nel prossimo post, è proprio vero che un'immagine vale mille parole, quindi, prepariamoci per quest'altra pietra miliare della stesura di un articolo scientifico.

Prossimamente, su PaleoStories!
 

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