Questo post non è una paleo storia, ma semplicemente una riflessione personale.
Quando frequentavo i corsi di Scienze Naturali mi trovavo a condividere aule e lezioni con una gran quantità di persone appassionate di questo campo. Tuttavia, mi dispiaceva vedere come quasi tutti fossero indirizzati ad un futuro nella biologia marina, nell’etologia o nella salvaguardia della fauna. Non che queste cose fossero malvagie, anzi, ma il problema era un altro.
Mi chiedevo come mai a nessuno venisse in mente di fare il botanico o la botanica, o di studiare la fitosociologia. Insomma, le piante erano considerate come qualcosa di poco interessante, o al massimo belle ma difficili da studiare e con poco futuro. Devo ammettere che anche io ho sempre avuto una certa indifferenza per il mondo delle piante, tant’è che l’esame di botanica sistematica è stato una barriera relativamente difficile da superare.
Ultimamente però, sto rivedendo le mie prospettive.
Negli ultimi due anni ho avuto la fortuna di partecipare a due scavi paleontologici in Spagna, sempre nella stessa località, in cerca di ossa di dinosauro in livelli del tardo Maastrichtiano (ultimo periodo del Cretaceo). In particolare, io e altri prodi cercatori, sotto la supervisione del mentore Fabio Dalla Vecchia, cercavamo in un sito particolare dove sapevamo esserci delle ossa ma che fino a quel momento non aveva regalato grandi gioie. O meglio, così veniva detto.
In realtà, in due anni di scavo abbiamo trovato un quantitativo di fossili molto buono, da ossa di hadrosauro a denti di theropode, vertebre di coccodrillo e altri resti di vertebrati, come denti e scaglie di pesce.
Ma quello che mi ha colpito di più, è stata la grandissima quantità di resti vegetali ritrovati. Praticamente scavavamo seduti su interi strati di foglie, semi, tronchi fossili.
Bello vero?
Ma quello che mi ha colpito di più, è stata la grandissima quantità di resti vegetali ritrovati. Praticamente scavavamo seduti su interi strati di foglie, semi, tronchi fossili.
Bello vero?
Eppure, i resti vegetali venivano considerati spazzatura. Le istruzioni erano di buttare via tutto, perché non c’era posto, perché poco interessante e perché si volevano solo le ossa.
Una storia molto triste.
Una storia molto triste.
Perché le piante vengono sempre considerate in secondo piano, sia che si parli degli interessi di studentelli aspiranti naturalisti alle prime armi, sia che si tratti di importanti scavi paleontologici?
Le piante sono molto importanti, costituiscono il polmone verde della Terra, occupano larga parte della biodiversità attuale e presumibilmente anche estinta, hanno riempito l’aria primordiale di ossigeno, promuovendo l’esplosione della vita, e, non dimentichiamocelo, forniscono cibo a molto più della metà degli animali esistenti.
Anche a livello paleontologico, le piante fossili costituiscono una risorsa fondamentale per ricostruire gli ambienti del passato, contestualizzare i ritrovamenti degli animali, indagare sull’evoluzione di certi taxa (pensateci, l’evoluzione delle piante influenza quella degli erbivori, e viceversa) e quindi sull’intera storia della vita sulla Terra.
Eppure, vengono considerate di secondo piano…
Penso non ci sia niente di più triste che la posizione negletta delle piante rispetto a quella degli animali.
1 commento:
Penso che chi non da importanza alle piante, sia a livello fossile, sia anche a livello attuale, non sia un vero scienziato, o meglio faccia finta di mostrarlo. Può però colmare sta lacuna smettendo di fare il presuntuoso e smettendo di considerare i resti macroscopici più vistosi, come più importanti. Non si rendono conto che lo studio di una flora fossile, sia a livello macroscopico, sia anche microscopico, da molte più informazioni di quante ne possa dare un ossicino o un dentino che, come sappiamo tutti, non ha un valore significativo (in ambito statistico), poi è solo uno. Parliamoci chiaro, certi ci scrivono una pubblicazione per un resto fossile, uno. Più che altro bisognerebbe inculcare nella mente di questi fanatici che esistono anche le collaborazioni con gli specialisti delle piante, e che loro sono ben disposti a collaborare. Pensiamo anche che lo studio della flora associata ad un ritrovamento di macrovertebrati potrebbe servire essa stessa alla comprensione di come questi animali vivevano. Cosa di NON poco conto questa! ;)
Piccolo sfogo in risposta allo sfogo del blogger. Non si tratta di critiche distruttive, ma anzi, costruttivissime. È un invito a collaborare. Non è possibile sentire, al giorno d'oggi, che un organismo è più importante di un altro, senza motivazioni scientifiche valide.
Un paleobotanico.
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