In vari siti e libri popolari viene addirittura
scritto che alcuni psammosteidi sembrano degli pteraspidi esplosi.
In effetti, solo alcune piccole
differenze distinguono questo gruppo dagli altri pteraspidiformi:
caratteristica distintiva è la presenza di una piastra postorbitale,
generalmente allungatam situata dietro la piastra che contiene le
orbite; altre caratteristiche includono la presenza una maggiore
complessità morfologica cefalica, con più piastre degli altri
pteraspidiformi, orbite poste lateralmente ma verso l'alto, come come
in posizione più dorsale è spostata la bocca, pistre cornuali a
volte ridotte e comunque meno allungate che negli pteraspidiformi,
una diversa struttura istologica e altre.
Guardando la loro morfologia esterna,
essi somigliano in qualche modo agli amphiaspidi, per il loro profilo
piatto e largo. Proprio per questo motivo, vari autori hanno
ipotizzato che essi abitassero zone vicine al fondo, a volte forse a
stretto contatto con il substrato, se non fossori. E infatti gli
psammosteidi posso essere paragonati, se non altro come forma, alle
razze.
Drepanaspis gemuendensis. Disegno di Stefano Broccoli |
Nella parte ventrale del corpo essi posseggono una grossa piastra ventrale, circondata da altre piastre più piccole, o tessere, che serviva forse per proteggere la parte centrale del corpo da eventuali abrasioni. Un simile grande piastrone è presente nella zona dorsale.
Ai lati del corpo, si trovano spesso piastre branchiali molto espanse, a volte circolari a volte come vere e proprie proiezioni laterali.
Alcuni autori, come Obruchev e Mark -
Kurik, (1968) hanno ipotizzato che alcuni psammosteidi potessero
muoversi in aree ad alta energia, come se fossero dei surfisti subacquei, grazie al loro ventre protetto dalla dura
piastra ventrale e alle loro piastre branchiali allungate.
La coda, come negli altri
pteraspidiformi, possiede un lobo ventrale più sviluppate,così che un suo movimento avrebbe prodotto una forza propulsiva verso l'alto in grado di sollevare questi animali, che avrebbero sfruttato poi la portanza della loro forma piatta dorsoventralmente ed espansa lateralmente.
Non sappiamo con certezza quanto e come potessero muoversi questi animali, di certo alcuni, come il nostro Drepanaspis, posseggono caratteristiche che possono essere
compatibili con questo tipo di locomozione.
Fino a qualche tempo fa si riteneva che
Psammosteida fosse il gruppo più avanzato all'interno di
Pteraspidiformes. Tuttavia, un recente lavoro di revisione sugli
pteraspidiformes, di cui abbiamo già parlato qui, pubblicato da
Pernègre e Blieck nel 2008, ha ribaltato la situazione, tale che
ora, secondo la loro analisi, Psammosteida occupa una delle posizioni
più basali all'interno di Pteraspidiformes.
Al suo interno sono compresi altri sottogruppi,con Drepanaspididae in posizione basale e Psammosteididae in posizione più derivata, ma sinceramente non sono così ferrato sull'argomento e vi presento un cladogramma che ho prodotto prendendo spunto da un famoso sito di filogenesi
Cladogramma semplificato di Psammosteida. Disegnato con Fig. Tree v1.3.1. |
La storia di questo gruppo sembra
cominciare nel Devoniano inferiore, con alcuni taxa come Drepanaspis, che avete visto all'inizio del post. I primi psammosteidi erano
animali francamente marini, probabilmenti abitanti zone di acqua
relativamente bassa, vicino al fondale.
Il gruppo sembra essersi originato in
Europa, per poi diffondersi praticamente in tutta la Laurasia,
soprattutto in Nord America e in Russia. Qui, essi occupano
prevalentemente ambienti di acqua salmastra o d'acqua dolce.
Tra queste ultime forme, alcune
svilupparono morfologia da lasciare a bocca aperta per la loro
bizzaria e contemporanea eleganza (o almeno, a me fa questo effetto),
come in Pycnosteus.
Pycnosteus |
Alla fine del Devoniano essi si
estinsero senza lasciare discendenti per in fondo ancora sconosciuti,
forse a causa della competizioni con gli gnathostomi, che stavano
cominciando ad essere molto comuni nelle zone in cui vivevano questi
animali ed ad entrare in competizione con essi, sia dal punto di
vista geografico che ecologico.
Con questo post si conclude la nostra
avventura nello strabiliante mondo degli heterostraci, nonchè in un
lungo percorso, cominciato diversi post fa, relativo ai vertebrati
che compongono il clade Pteraspidomorphi.
Come abbiamo visto, in questo gruppo
sono compresi i più antichi vertebrati noti da resti completi,
alcuni misteriosi resti fossili di ancora dubbia posizione
filogenetica, animali di forme, adattamenti ed ecologie strabilianti, specie endemiche a cui potremmo dare marchio d.o.p.. Insomma, di tutto di più.
Spero con questo ultimo post e con gli
altri, di avervi fatto vedere come anche degli animali che a prima
vista posso sembrare nulla di speciale (volete mettere un pesce senza
mascelle con un enorme sauropode o con uno squalo megalodonte) in
realtà hanno molto da raccontare.
P.S. Ancora una volta ringrazio Stefano Broccoli per aver realizzato su richiesta il disegno di Drepanaspis.
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Bibliografia:
- Obruchev, D.V. and Markus- Kurik, E., 1968
On the evolution of psammosteids (Heterostraci). Toimetised Eesti NSV Teaduste Akad. ser. chem. geol. 17: 279 - 284
-Pernègre, V. N. & Elliott, D. K., 2008
Phylogeny of the Pteraspidiformes (Heterostraci), Silurian - Devonian jawless vertebrates. Zoologica Scripta. 37, 391– 403.
7 commenti:
Bellissimo il ciclo degli Heterostraci e più in generale quello degli Pteraspidomorfi. Ciò che affascina di questi animali è che partendo dal loro bauplan (si dice così?) per certi versi limitato (no pinne, no mascelle) abbiano prosperato per così tanto tempo utilizzando "strumenti" diversi. Per un non addetto ai lavori come me, roba interessantissima.
Si, si può dire così. Quello che appunto ho cercato di far capire è che "limitato" è una concezione umana e forse piuttosto ingiusta.
Grazie per gli apprezzamenti e spero continuerai a commentare qui sul blog e a porre spunti di riflessione, se vuoi.
L'interazione tra blogger e lettori per me è molto importante :-)
Scusa Marco, mi è venuto un dubbio che non so' dove postarti, e se non ti dispiace lo faccio qui. So' bene che ogni adattamento è relativo alla pressione ambientale contingente (e forse anche a quella sessuale, talvolta) e quindi non é di per se' meglio di un altro, per es. essere metazoi ha creato nuove nicchie di consumo di risorse ma la biomassa degli oranismi unicellulari è, a quanto ne so', ancora la maggiore. Non possono pero' esistere condizioni che rappresentano di per se e per il potenziale di modificare l'ambiente stesso, un avanzamento strutturale a prescindere? Faccio alcuni esempi: la fotosintesi, la respirazione cellulare, le mascelle, il sistema respiratorio dei dinosauri e poi degli uccelli, le dimensioni cerebrali. Cioè, questi non sono considerabili "salti" di performance, non tanto per l'aumento delle possibilità riproduttive ma per l'effetto che esercitano sul sistema stesso? O sto' solo facendo filosofia partendo da un sistema di valori antropico? Ciao
Ciao Robo, scusa se rispondo solo ora. Non ho ben capito cosa vuoi dire quando affermi che certi cambiamenti esercita effetti sul sistema stesso, o meglio, che effetto esercita sul sistema (quale?) il sistema respiratorio dei dinosauri, o le mascelle? La fotosintesi e l'uomo posso anche capirlo.
Comunque mi pare di leggere un certo finalismo nelle tue parole, e non posso trovarmi d'accordo. L'evoluzione seleziona caratteri vantaggiosi contingenti, nel senso che sono vantaggiosi in un dato momento (e non è detto che loro sono nel momento dopo), quindi non so se ha senso parlare di avanzamenti strutturali a prescindere. Certo, se oggi molti organismi fanno la fotosintesi è perchè sicuramente ciò funziona ed è vincente, ma più che vederlo come una vittoria a prescindere io la vedo come "squadra che vince non si cambia"..capisci osa intendo?
No, no, Marco nessun finalismo, solo il caso. Ribadisco forse sbaglio i termini della questione ed adopero parametri erronei. Intendevo dire che se la pressione selettiva ambientale determina il successo di taluni caratteri, talvolta alcuni di questi sono tali da modificare l'ambiente stesso: la fotosintesi ha cambiato la faccia della terra ed è l'esempio più ecclatante. L'enorme incremento della nostra massa cerebrale ci ha fatto diventare quasi "rilevanti" come i batteri fotosintetici riguardo la nostra interazione col sistema terra. Si può vivere benissimo senza mascelle, ma la corsa agli armamenti che queste hanno inaugurato ha (penso, lo sai meglio tu) creato un punto di non ritorno. Il sistema respiratorio dei Dino ha consentito loro un'efficenza tale (credo, non ne so' abbastanza per esserne sicuro) da permettere ai mammiferi di riemergere da nicchie notturne o di piccole/medie dimensioni solo grazie ad asteroide. Non é detto che tutti questi esempi siano ugualmente azzeccati. È solo una questione epistemologica, quindi legata al significato che io do', da uomo, ai fatti, o, ontologicamente alcuni adattamenti sono salti più significativi di altri? Ciao
Il discorso è complesso e interessante. Un pò fuori tema con gli heterostraci però. Non vorrei intasare il topic. Dunque, se vuoi continuare a parlarne (a me farebbe piacere) puoi scrivermi pure una mail o aggiungere la discussione sul profilo facebook della pagina del blog.
Spero la mi arisposta non ti offenda,
a presto
Marco
No Marco, per carità, nessuna offesa. Semmai mi scuso io perché non vorrei approfittare dello spazio che gentilmente concedi anche a chi, come me, è curioso, ma non dispone di conoscenze articolate in paleontologia. Faro' come mi hai detto. Ciao.
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