Provate a guardare questo
Doryaspis, con il suo rostro seghettato (probabilmente mobile)
e le due proiezioni laterali ornate di piccole spine. In un'eventuale
immersione in una laguna di inizio Devoniano credo sarebbe uno dei
protagonisti assoluti del nostro album fotogratico.
Doryaspis. Disegno di Fabrizio Lavezzi |
Osservandone la morfologia, possiamo facilmente distinguere gli pteraspidiformi dagli altri heterostraci per l'ornamentazione concentrica delle loro piastre dermiche. Inoltre, la loro parte cefalica è divisa tante piccole pistre, come ad esempio quella che contiene gli occhi o l'organo pineale (rispettivamente piastra orbitale e piastra pineale), seppur rimangono sia il grosso piastrone mediano dorsale e sia quello ventrale.
In generale essi furono
più grandi degli cyathaspidiformi, con alcune specie che arrivano a
superare il metro. Rimangono comunque
vertebrati relativamente piccoli, in media 20-30 centimetri.
A parte le novità
anatomiche presenti nella zona cefalica, di cui parleremo dopo, gli
pteraspidiformi possiedono scaglie del corpo più piccole e più
numerose di quelle degli cyathaspidiformi, in un modo che potrebbe essere
legato ad una maggior flessibilità della parte finale del corpo e ad
una migliore capacità di nuotare. La coda è generalmente formata da
un lobo ventrale più sviluppato di quello dorsale, ma la situazione
cambia molto a seconda della specie. Anche la forma della coda
sembrerebbe indicare un maggiore adattamento al nuoto.
(NB da qui in poi parlerò di Pteraspidiformes senza includere Psammosteidae -vedere cladogramma in fondo al post- che verrà trattato nella prossima e ultima parte)
(NB da qui in poi parlerò di Pteraspidiformes senza includere Psammosteidae -vedere cladogramma in fondo al post- che verrà trattato nella prossima e ultima parte)
La vera novità degli
pteraspidiformi rispetto ai loro cugini cyathaspidiformi
risiede però nella conformazione della loro parte cefalica. Ciò
include la presenza di una piastra rostrale proiettata in avanti ben sviluppata, come
quella che abbiamo visto in Doryaspis; l'esistenza di spine laterali, dette piastre
cornuali, presenti in molte forme e più o meno sviluppate; e, in
alcuni casi, di un'ulteriore proiezione che si diparte medialmente
verso l'alto, ad angolo, dalla piastra dorsale.
Chi studi aeronautica o
deve far volare un aquilone, sa benissimo quanto sia importante avere
delle superfici larghe e piatte durante la fase di volo. Anche io,
quando ero un pò più piccolo, mi divertivo a costruire aerei di
carta, cercando di fare la ali più ampie possibili e arrotolando la
punta dell'aereo per creare una proiezione simile a quella degli
pteraspidiformi
Avere questo tipo di
conformazione vuol dire riuscire ad ottenere la portanza necessaria
per muoversi sfruttando la forza della correnti del mezzo in cui ci stiamo muovendo, come l'aria nel caso
degli aerei e l'acqua nel caso degli pteraspidiformi.
La presenza di un rostro
ben sviluppato permetteva di sfruttare la forza delle correnti per
avere spinta verso l'alto, così come le piastre cornuali fornivano
una portanza più alta e la possibilità di "planare nell'acqua"
in maniera migliore. La spina dorsale poteva servire invece come
stabilizzatore di movimento, un pò come avviene per la pinna dorsale
degli squali e dei "pesci" ossei.
Insomma, decisamente
tutt'altra morfologia rispetto a quei primitivi dei loro parenti
cyathaspidiformi.
Eppure, non tutti sono
d'accordo sulla capacità di questi animali di avere un nuoto attivo
efficace.
Vari autori, come Blieck
(1984) o Novitskaya (2007) ritengono che questi accorgimenti non
erano sufficienti a fare degli pteraspidiformi dei nuotatori
provetti. Probabilmente, essi vivevano comunque in zone di acqua
relativamente bassa, vicino alla costa, senza avventurarsi troppo in
mare aperto: i dati provenienti dalla geologia dei luoghi in cui sono
stati trovati i fossili di questi animali ci dicono che anch'essi
abitavano sia ambienti di acqua salata medio - bassa e con frequenti
cambi di salinità, sia lagune che zone di acqua dolce.
L'origine del gruppo
sembra sia da ricercare in quello che oggi è l'arcipelago del Canada
Artico, situato tra Canada continentale e Groenlandia.
Da qui provengono il più
basale gruppo di Pteraspidiformi, Anchipteraspididae, di cui
parleremo dopo. Essi si ritrovano in strati di fine Siluriano -
Inizio Devoniano, così come Protopteraspis, un altro membro
basale del gruppo.
La filogenesi dei gruppi
interni a Pteraspididiformes è sempre stata oggetto di discussione
tra i paleontologi, anche a causa del poco materiale articolato
disponibile e della difficoltà di scegliere dei caratteri
diagnostici che fossero utilizzabili per tutti gli esemplari
ritrovati.
Recentemente un nuovo
studio, pubblicato da Vincente Pernègre e David Elliott nel 2008, ha
rielaborato la filogenesi di questo gruppo utilizzando i taxa meglio
conosciuti e una scelta dei caratteri che fosse il più precisa
possibile.
Da questa analisi è
risultato che, all'interno di Pteraspidiformes, il gruppo più basale
è rappresentato da Anchipteraspididae (Anchipteraspis,
Ulutitaspis e Rachiaspis), ancora con una morfologia
simile a quella degli cyathaspidiformi, soprattutto per quanto
riguarda la struttura delle piastre cefaliche.
In posizione un pò più derivato è risultato essere Psammosteidae, ritenuto fino a quel momento uno dei gruppi più basali. Di questo gruppo parleremo meglio nel prossimo post.
In posizione un pò più derivato è risultato essere Psammosteidae, ritenuto fino a quel momento uno dei gruppi più basali. Di questo gruppo parleremo meglio nel prossimo post.
Una serie di taxa dalle
relazioni ancora incerte e una volta racchiusi all'interno del clade
(ora parafiletico) Protopteraspididae, si trova tra Psammosteidae e i
gruppi più avanzati. Tra di essi troviamo alcune forme molto bizzarre
come Doryaspis, che abbiamo incontrato all'inizio del post, e l'antico
Protopteraspis, unico
pteraspidiformo non archipteraspidide del Siluriano.
Pteraspididae,
Protaspididae e Gigantaspididae rappresentano i tre gruppi più
derivati di Pteraspidiformes, includibili nel grande clade
Pteraspidoidei.
Il primo comprende il
famoso Pteraspis e altri generi (es. Errivaspis e
Podolepis) caratterizzati da una spina dorsale ben sviluppata.
Il secondo,
Gigantaspididae, si distingue invece per una particolare
caratteristica della zona pineale (primordium pineale aperto) ed include il genere Gigantaspis e probabilmente anche Brachipteraspis
Infine Protaspididae, il
più derivato gruppo di Pteraspidiformes, è distinto da un margine
laterale dello scudo dorsale convesso e comprende taxa molto diffusi
nel Devoniano inferiore in molte zone dell'Euramerica, come Protaspis
o Zascinaspis. La forma del loro carapace, più piatta e larga, sembra essere collegata ad uno stile di vita maggiormente legato al fondo.
Cladogramma (semplificato) che illustra le relazioni all'interno di Pteraspidiformes. Dopo Pernègre and Elliot, 2008. Disegnato con FigTree v1.3.1 |
Così come per gli
cyathaspidiformi, una recente pubblicazione di Novitskaya (2007) ha
analizzato il record fossile relativo alla maggior parte degli
pteraspidiformi noti, nel tentativo di esaminare la storia evolutiva del gruppo. Dai
dati attualmente disponibili si può osservare come Pteraspidiformes (senza Psammoseidae) raggiunse
un alto grado di diversità fin dagli inizi del Devoniano, con circa 37
specie, per poi subire un brusco declino (da 36 a 8 specie) nella
fase centrale del Devoniano inferiore e infine ritornare ad un certo
grado di successo verso la fine di questo periodo, con 20
specie.
Alla fine del Devoniano inferiore, così come gli cyathaspidiformi, essi si estinsero. Probabilmente le cause furono molto simili: benché gli pteraspidiformi sviluppassero le loro piastre dermiche prima di quelle degli cyathaspidiformi, probabilmente già in età giovanile, come indicato dalla presenza di anelli di crescita concentrici, essi vivevano comunque in zone già brulicanti di animali molto più abili nel nuoto, come gli scorpioni di mare, i primi squali e i primi pesci ossei.
Alla fine del Devoniano inferiore, così come gli cyathaspidiformi, essi si estinsero. Probabilmente le cause furono molto simili: benché gli pteraspidiformi sviluppassero le loro piastre dermiche prima di quelle degli cyathaspidiformi, probabilmente già in età giovanile, come indicato dalla presenza di anelli di crescita concentrici, essi vivevano comunque in zone già brulicanti di animali molto più abili nel nuoto, come gli scorpioni di mare, i primi squali e i primi pesci ossei.
Nonostante le loro corazze
dermiche e una morfologia più adatta al nuoto degli altri
pteraspidomorfi, anch'essi non poterono competere con gli altri
vertebrati, che avevano intanto "inventato" una delle
strutture più utili mai sperimentate nel mondo animale: una bocca
formata da mascelle.
Nel prossimo post si concluderà la serie sugli Heterostraci.
Dopo (probabilmente dopo l'estate), torneremo nei mari del Siluriano per incontrare vertebrati ancora più primitivi degli Pteraspdomorphi!
A presto
P. S. Ringrazio Fabrizio Lavezzi per avermi concesso di pubblicare il bel disegno (illustrazione sua, supervisione scientifica mia) di Doryaspis che ha introdotto questo post.
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Bibliografia:
- Blieck A., 1984
Les Hétérostracés Ptéraspidiformes, Agnathes du Silurien - Dévonien du continent nord-atlantique et
des blocs avoisinants: Révision systématique, phylogénie, biostratigraphie, biogéographie. Paris: Ed. Centre National de la Rech. Sci.
des blocs avoisinants: Révision systématique, phylogénie, biostratigraphie, biogéographie. Paris: Ed. Centre National de la Rech. Sci.
-Pernègre, V. N. & Elliott, D. K., 2008
Phylogeny of the Pteraspidiformes (Heterostraci), Silurian - Devonian jawless vertebrates. Zoologica Scripta. 37, 391– 403.
- Novitskaya L.I., 2007
Evolution of
Generic and Species Diversity in Agnathans (Heterostraci: Orders
Cyathaspidiformes, Pteraspidiformes). Paleontological Journal. 41(3): 268–280
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