Siamo in Canada, all’incirca nella
zona vicino all’Alaska, dove c’è la regione
amministrativa dei Territori di Nord Ovest.
Intorno a noi, la Terra
comincia ad essere abbastanza frequentata, con le prime piante, alte
anche qualche metro, e un brulichio di insetti, ragni e millepiedi.
Dopo il gelo di fine Ordoviciano, la terraferma si sta piano piano
risvegliando.
Ma quello che ci interessa è il mare.
Ci immergiamo e in poco tempo vediamo
passare davanti a noi numerosi animaletti fusiformi, lunghi circa 5
centimetri, dall’aspetto un pò goffo e impacciato. Dalla forma
delle piastre e per la presenza di un singolo paio di fori branchiali
ci accorgiamo che sono heterostraci. Ci avviciamo per guardare meglio
uno di questi curiosi animali. Sta nuotando molto lentamente,
spingendosi con la tozza coda munita di pinna simmetrica
verticale, con la placca orale aperta, in modo da filtrare l’acqua
e nutrirsi delle particelle e dei piccoli organismi contenuti in essa
Nello specifico, abbiamo incontrato un
piccolo banco di Athenaegis, uno dei primi heterostraci.
Athenaegis. Disegno di Stefano Broccoli |
Athenaegis è un heterostraco
canadese del Siluriano Inferiore (circa 443,7 – 428 milioni di anni fa). Alcuni pensano che sia già un membro di
Cyathaspidiformes, altri invece che sia più basale. A noi però la
classificazione può non interessare.
Ne ammiriamo la forma e le due grosse piastre
dermiche, una dorsale e una ventrale, che ricoprono la sua parte cefalica. Tra di esse si interpongono varie
piastre specifiche, come quelle disposte intorno alle orbite e nella zona delle branchie (che sono collegate tramite un dotto ad una singola apertura posta nella parte posteriore della testa). Il resto è ricoperto da placche un po’ più piccole, a forma vagamente
romboidale, che si sovrappongono in maniera embricata, un po’ come
avviene oggi nei rettili. Non vogliamo disturbarli e soprattutto
siamo un po’ spaventati dalla possibile (da qui non li vediamo)
presenza dei temibili predatori del siluriano, i grandi scorpioni
marini. Decidiamo quindi di uscire e di goderci un po’ l’aria di
questo inizio di Siluriano, che si sta mano a mano scaldando e
arricchendo di ossigeno. Il nostro viaggio, almeno per ora, può
dirsi concluso.
Questo è come poteva apparire uno di
questi animali in vita, più o meno. Spero vi sia piaciuta
l’atmosfera tra il film fantastico e il documentario
dell’introduzione di questo post. A me sinceramente piace.
Ma ora è ora di tornare alla realtà e
di vedere da vicino il primo grande gruppo di heterostraci:
Cyathaspidiformes.
In realtà questo gruppo, molto vasto,
può essere suddiviso in due ulteriori cladi monofiletici,
Cyathaspididae e Amphiaspidae, relativamente diversi tra di loro sia
come caratteri morfologici che come storia evolutiva. In questo post
analizzeremo le caratteristiche dei primi, mentre dei secondi
parleremo nel post successivo. Oltre a questi due gruppi, sono
inclusi in Cyathaspidiformes altri taxa enigmatici come Corvaspis e
Corveolepis.
Cyathaspididae comprende all’incirca
tra le 60 e le 70 specie (Novitskaya, 2007), distribuite in maniera
diversa nello spazio e nel tempo. All’inizio, sembra che il gruppo
sia partito con circa una ventina di specie, che si ritrovano durante
il Siluriano Inferiore – Superiore. Al passaggio Siluriano –
Devoniano sembra che il gruppo abbia subito un netto declino, con un
numero di specie presenti di circa la metà (una decina). Nel
Devoniano invece essi torneranno abbondanti, con circa una quarantina
di specie, fino ad estinguersi alla fine del Devoniano inferiore.
Tuttavia, la mancanza di record fossile soprattutto per quanto
riguarda le origini del gruppo potrebbe rappresentare un problema.
Questi dati provengono essenzialmente dallo studio presentato da
Novitskaya nel 2007, che ha analizzato in una chiara e completa
pubblicazione l’evoluzione della diversità degli heterostraci nel
tempo e nello spazio.
A livello morfologico, gli cyathaspididi
non differiscono molto dal nostro Athenaegis: di dimensioni
medie di circa una decina di centimetri (con forme che variano da
pochi centrimetri fino a qualche decina di centimetri), essi sono
protetti essenzialmente da due grossi scudi dermici, uno dorsale e
uno ventrale, con il primo generalmente piatto e il secondo più
convesso e tondeggiante. In mezzo a questi due scudi vi è una
piastra branchiale per lato, su cui si apre l'apertura branchiale. Il
resto del corpo è formato generalmente da una fila di grosse scaglie
subrettangolari verticali, contornate da piccole scagliette a forma
più o meno triangolare sopra e sopra. La coda è più o meno
simmetrica e verticale, con una forma ancora piuttosto semplice e
poco specializzata.
Sia a causa dell'assenza di pinne
mediane o pari, sia per la loro forma poco specializzata, senza
creste o protuberanze, sembra che gli cyataspididi non fossero
proprio dei nuotatori provetti.
Aleev e Novitskaya, nel 1983, hanno
evidenziato come la forma convessa dello scudo ventrale potesse essere
funzionale ad un rapido sollevamento dal fondo alla colonna d'acqua,
grazie alla spinta della coda, ma anche come essi comunque non erano in
grado di direzionare bene il loro movimento a lungo, tale che appena veniva meno la spinta della coda molto probabilmente essi tornavano al
fondo piuttosto rapidamente.
Nonostante sembrino così primitivi
nella morfologia, il loro sistema della linea laterale è abbastanza
sviluppato e complesso, segno comunque di un certo grado di interazione con l'ambiente circostante.
Molto interessanti sono le
ornamentazioni presenti sui loro carapaci, che spesso vengono usate
come caratteri filogenetici per identificare gradi di parentela e
specie.
All'interno di Cyathaspididae sono stati riconosciuti vari gruppi, oltre a generi basali come ad esempio Liliaspis e Dikenaspis, tra cui Ctenaspidinae, Cyathaspidinae, il peculiare Irregularaespidinae fino al gruppo più derivato, Poraspidinae, che comprende le forme più famose come Poraspis e Anglaspis.
Anglaspis insignis. Disegno di Stefano Broccoli |
Abbiamo visto fin'ora, in maniera
generale, le caratteristiche morfologiche di questi strani
heterostraci. Tuttavia, questo non basta a farci capire che tipo di
animali erano e a immaginarceli vivi. Per fare ciò, abbiamo bisogno
di altri tipi di dati che inseriscano questi animali in un contesto
ecologico e biologico. Dove vivevano gli cyathaspididi? Con che
animali? Cosa mangiavano e da chi venivano predati?
Denison, nel 1964, ha pubblicato un
ottimo studio sull'ecologia e i possibili habitats di questi animali.
Fossili appartenenti a cyathaspididi
sono stati trovati sia in sedimenti di ambienti di acqua marina, sia
in ambienti di acqua dolce e salmastra. Dunque, furono un gruppo
adattato a condizioni ambientali molto diverse. Ma la cosa veramente
interessante, come mostra Denison, è che si può vedere una sorta di
trend evolutivo, con i primi taxa che abitano zone di acqua salata,
spesso marginali e non di mare aperto e a volte in aree a bassa
salinità, mentre a partire dal Siluriano superiore essi si ritrovano
in ambienti lagunari e di acqua salmastra, arrivando poi all'inizio
del Devoniano ad occupare praticamente solo
zone di acqua dolce o molto poco salata, comprese zone marine molto
marginali.
Come è possibile spiegare questo
trend?
Attualmente non ci sono cause dimostrate. Per quanto mi
riguarda penso si possa avanzare l'ipotesi che l'avvento dei veri
vertebrati nuotatori, avvenuto tra fine del Siluriano e l'inizio del Devoniano, come i grandi placodermi o gli squali, abbia spinto questi
animali verso le zone più marginali degli ambienti acquatici. Una
cosa del genere, sebbene al contrario, è successa per esempio per i
celacantidi, oggi relegati nelle profondità oceaniche ma un tempo
molto abbondanti anche nelle acque dolci.
Per quanto riguarda il resto del loro contesto ambientale, in varie località i
fossili di cyathaspididi si ritrovano con resti di gasteropodi,
ostracodi e brachiopodi, in ambienti marginali e vicino alla costa.
Negli stessi stati vengono trovati a
volte altri "agnathi", conodonti e grossi scorpioni di mare
predatori.
La morfologia e le associazioni
fossilifere in cui vengono trovai questi animali possono aiutarci a
capire alcune cose della loro vita, in particolare riguarda al loro
posto nella catena trofica.
La loro bocca è costituita formata
dalla parte prossimale dello scudo dorsale e da una serie di scaglie,
disposte in verticale in file parallele, a formare una sorta di
"piastra orale" ventrale. Questa morfologia potrebbe
indicare un alimentazione di tipo detritivoro o filtratrice.
In generale, essi furono generalmente
animali piuttosto piccoli, con corazze mediamente spesse e scarse
abilità manovriere durante il nuoto (e probabilmente anche bassa
velocità). Secondo Novitskaya (2007) questo potrebbe indicare che
questi animali fossero prede relativamente facile per gli
gnathostomi, soprattutto dal Devoniano, quando essi cominciarono a
essere molto diffusi.
Quando, alla fine del Devoniano
inferiore, gli cyathaspididi si estinsero, erano presenti già
numerose forme di "pesci" con le mascelle, molti dei quali
predatori, come i placodermi artrodhiri (gruppo a cui appartiene
anche il famoso Dunkleosteus). A questi si aggiungono anche gli
scorpioni di mare gigante, gli eurypteridi, molto diffusi già dal
Siluriano.
Dal record fossile disponibile sembra
che la maggior parte degli individui predati fossero avannotti o
individui non ancora completamente maturi, che non avevano ancora
sviluppato pienamente il rivestimento dermico.
Una grande pressione selettiva allo
stadio giovane, la loro anatomia ancora poco funzionale al nuoto, una
speciosità mediamente alta ma non altissima, e il loro ruolo nella
catena trofica segnò il destino degli cyathaspididi.
P.S. Ringrazio Stefano Broccoli per aver realizzato su richiesta, con la solita pregevole fattura, i disegni per questo post.
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Bibliografia:
- Aleev Y.G. and Novitskaya L.I., 1983
An
Experimental Study of Hydrodynamic Features of
Devonian Heterostracans Paleontol. Zh. 1: 3-12
- Denison R.H., 1964
The Cyathaspididae a
Family of Silurian and Devonian Jawless Vertebrates. Fieldiana
Geol.13(5):309–47
- Novitskaya L.I., 2007
Evolution of
Generic and Species Diversity in Agnathans (Heterostraci: Orders
Cyathaspidiformes, Pteraspidiformes). Paleontological Journal. 41(3): 268–280
5 commenti:
Che bei disegni!! Comunque mi è piaciuto molto il post e il taglio che gli è stato dato. Mi sembrava davvero di essere tornato indietro nel tempo.. :-)
Grazie per l'apprezzamento :-)
Sorry, but I don't understand: why they said that baby and juvenile specimens was the most predated ones? There are evidences about this?
Hi!
The hypothesis is supported by lack of juvenile and baby specimens in the fossil record. This could be linked to the absence of a mineralized dermal armour in these phases of life. I agree that we can not know with certainty the trophic relationships between these animals and their predators. But, of course, assuming that ontogenetic development, is plausible that the young forms, unarmored, were more vulnerable.
I hope that I grant your question.
Marco
Loved reading tthis thanks
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