Qualche post
fa abbiamo conosciuto i primi vertebrati fossili noti, Myllokunmingia
e affini, e ne abbiamo assaporato con gusto le caratteristiche
distintive e la loro importanza all’interno dello studio
sull’origine dei primi vertebrati. Tuttavia, non abbiamo ancora
incontrato quello che comunemente caratterizza i vertebrati rispetto
agli altri animali, ossia il tessuto osseo.
Oggi, senza
addentrarmi troppo nello specifico, cercherò di mostrarvi com’è
fatto un osso, da quali sostanze è composto e cosa si pensa della
sua origine.
In generale,
l’osso è un tessuto composto da fibre di collagene, (una
particolare proteina) sulle quali vengono a depositarsi sottili
cristalli, solitamente di forma prismatica –esagonale, di un
minerale chiamato idrossiapatite (composto da fosfato di calcio). A livello
funzionale, l’osso costituisce lo scheletro e ha funzione di
sostegno e protezione, sia di organi che dell’intero corpo, a
seconda della sua posizione. Possiamo perciò distinguere uno
scheletro interno, endoscheletro, come il nostro o quello di
moltissimi vertebrati, e uno scheletro esterno, come ad esempio il
carapace delle tartarughe.
L’osso,
come saprà bene chi si è rotto un braccio o una gamba almeno una
volta (ad esempio il sottoscritto), è un tessuto vivo, in continua
sostituzione, grazie a particolari vasi sanguigni, insiti in canali,
che aiutano il tessuto osseo a portare all’interno o all’esterno
della struttura fosfato di calcio in soluzione. Quando vi rompete
un osso, questi canali, che servono anche a portare il sangue, fanno
arrivare all’interno dell’osso il materiale necessario per
ricostruire la zona lesa dal trauma.
Inoltre, le ossa fungono da
deposito di calcio che, quando esso è carente sotto forma di ione
nel sangue, viene richiamato da questo tessuto e rimesso in circolo.
Insomma, anche se sembra un tessuto relativamente statico e inerte,
anche l’osso nasce, vive, cresce e muore.
A proposito della
nascita, essa è regolata da particolari cellule, gli osteoblasti,
ricchi di organuli per la produzione di proteine che, una volta
secreta la matrice che compone le ossa, rimangono all’interno di
questa in quiescenza (in questo stadio prendono il nome di
osteociti), mentre vengono riattivati se l’osso subisce danno (e
sono dunque pronti a ripetere la secrezione).
Gli
osteoblasti danno origine anche ad un altro tipo di tessuto
mineralizzato, per certi aspetti molto simile alle ossa: la dentina.
Come si intuisce dal nome, la dentina è uno dei tessuti che
costituiscono i denti dei vertebrati, insieme allo smalto. La sua
composizione è molto simile a quella delle ossa, ma la sua struttura
invece differisce soprattutto per una diversa disposizione e
tipologia di canali interni. Essi sono generalmente collegati con la
cavità della polpa (che si trova sotto la dentina) e, sopra, con lo
smalto, un altro tipo di tessuto mineralizzato ricco di cristalli di
apatite ma meno di collagene e proteine rispetto agli altri.
Attualmente la dentina si trova solamente nei denti dei vertebrati e
in due particolari tipi di scaglie dei “pesci” (scaglie placoidi
e ganoidi), tuttavia, come vedremo, essa sarà la protagonista della
nostra storia sull’origine dell’osso.
Un ulteriore
tessuto è la cartilagine, presente anche nel nostro corpo e, anche
al contatto (toccate la punta del vostro naso, composta di
cartilagine, per verificarlo), molto diversa rispetto al tessuto
osseo. Essa è composto principalmente da collagene, non presenta
idrossiapatite, che è sostituita da grosse molecole di zucchero, non
ha al suo interno i tipici canalicoli delle ossa ed è molto
elastica. La cartilagine è presente anche nel nostro corpo e
costituisce gran parte dello scheletro interno dei “pesci” del
gruppo dei Chondrichthyes (squali, razze, mante, detti appunto pesci
cartilaginei).
Quando
abbiamo parlato di Millokunmingia
e dei suoi affini, abbiamo visto che alcuni erano dotati di strane
strutture simili a vertebre, formate di cartilagine. Dunque, è
possibile che la cartilagine sia apparsa come primo materiale di
sostegno del corpo dei vertebrati.
E il tessuto osseo?
Forse, la
soluzione a questo “mistero” è stata fornita dal misterioso
Anatolepis (Brockelie & Fortey, 1976). I reperti
riferiti a questo taxon, rinvenuti in giacimenti del Cambriano Superiore di Wyoming (U.S.A.) e
Groenlandia , non sono molto ben conservati, tant’è che ancora oggi
ci sono dubbi sul suo effettivo stato di vertebrato basale (anche se
alcune recenti analisi, ad esempio Sansom et al., 2010 confermano la
sua posizione tra i vertebrati basali). Tuttavia, quello che
interessa veramente è che questo taxon mostra un esoscheletro
formato da minerali di idrossiapatite, una caratteristica non
presente in nessun cordato non vertebrato, in nessun vertebrato più
basale di Anatolepis
e mai rinvenuta in fossili più recenti del Cambriano Superiore!
Ma la cosa più sorprendente è che la struttura dell’esoscheletro di Anatolepis somiglia maggiormente a quella dei nostri denti che delle nostre ossa. L’armatura dermica di Anatolepis, costituita da una serie di piccoli tubercoli, è come se fosse una schiera di denti veri e propri, costituiti da dentina e cavità della polpa. Insomma, è come se i primi vertebrati avessero originato per proteggersi prima un rivestimento “di denti” e poi uno scheletro vero e proprio. Lo stesso tipo di struttura dell’armatura dermica di Anatolepis la troviamo anche negli squali d’oggi, le cui scaglie sono composte in prevalenza da dentina, ma comunque posseggono una struttura molto più complessa.
Ma la cosa più sorprendente è che la struttura dell’esoscheletro di Anatolepis somiglia maggiormente a quella dei nostri denti che delle nostre ossa. L’armatura dermica di Anatolepis, costituita da una serie di piccoli tubercoli, è come se fosse una schiera di denti veri e propri, costituiti da dentina e cavità della polpa. Insomma, è come se i primi vertebrati avessero originato per proteggersi prima un rivestimento “di denti” e poi uno scheletro vero e proprio. Lo stesso tipo di struttura dell’armatura dermica di Anatolepis la troviamo anche negli squali d’oggi, le cui scaglie sono composte in prevalenza da dentina, ma comunque posseggono una struttura molto più complessa.
Con
Anatolepis
gli scienziati hanno potuto avere un idea dei primi animali dotati di
apatite, ma ricercando invece l’origine del tessuto osseo vero e
proprio, che informazioni abbiamo?
I vertebrati più basali attuali sono lamprede e missine, due gruppi che abbiamo incontrato qualche post fa. Entrambi questi due gruppi non presentano tessuto mineralizzato, ma un tessuto cartilagineo particolare, molto povero di collagene.
Altri (possibili) vertebrali basali, come i conodonti, posseggono invece tessuto mineralizzato.
Quindi?
Un’ipotesi è che il tessuto osseo si sia formato dall’incontro tra un endoscheletro formato da cartilagine ed un esoscheletro formato da apatite, come quello di Anatolepis.
In questo modo, per induzione, si sarebbe originato all'interno del corpo dei vertebrati uno scheletro formato da collagene e cristalli di idrossiapatite.
Anche oggi, in molti vertebrati (ad esempio in tutti i tetrapodi) alcune ossa si formano per endocondrosi, ossia per ossificazione di tessuto cartilagineo, tramite l’impregnazione di matrice cartilaginea con cristalli di apatite.
I vertebrati più basali attuali sono lamprede e missine, due gruppi che abbiamo incontrato qualche post fa. Entrambi questi due gruppi non presentano tessuto mineralizzato, ma un tessuto cartilagineo particolare, molto povero di collagene.
Altri (possibili) vertebrali basali, come i conodonti, posseggono invece tessuto mineralizzato.
Quindi?
Un’ipotesi è che il tessuto osseo si sia formato dall’incontro tra un endoscheletro formato da cartilagine ed un esoscheletro formato da apatite, come quello di Anatolepis.
In questo modo, per induzione, si sarebbe originato all'interno del corpo dei vertebrati uno scheletro formato da collagene e cristalli di idrossiapatite.
Anche oggi, in molti vertebrati (ad esempio in tutti i tetrapodi) alcune ossa si formano per endocondrosi, ossia per ossificazione di tessuto cartilagineo, tramite l’impregnazione di matrice cartilaginea con cristalli di apatite.
Non
è improbabile dunque che anche le ossa dei primi vertebrati si siano
formati così, per invasione dei cristalli di apatite dallo scheletro
esterno, formato da dentina.
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Bibliografia:
- Benton, M. J. (2005), Vertebrate Paleontology, 3rd ed. Blackwell Science Ltd
- Brockelie T. and Fortey. R. A., 1976, An early Ordovician vertebrate, Nature 260: 36 - 38
- R.S. Sansom et al., 2010, Taphonomy and Affinity of an Enigmatic Silurian Vertebrate, Jamoytius kernwoodi (White), Palaeontology 53 (6): 1393 - 1409
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