Se guardiamo ai vertebrati
attuali (Figura 1a), ci accorgiamo che oltre il 99% di essi possiede vere e proprie
mascelle, mentre i vertebrati senza mascelle sono relegati al solo gruppo dei
cyclostomi (Nelson, 2006). Essi inoltre sono generalmente parassiti o saprofagi (ma non sempre) e occupano nicchie ecologiche piuttosto particolari. Tutto questo
potrebbe portare ad una veloce conclusione: i vertebrati con mascelle
funzionano meglio di quelli senza.
Figura 1a |
Ma è davvero così? Forse, ma sicuramente non lo è sempre stato.
Senza il record fossile dei
primi vertebrati, la nostra visione dell’evoluzione di questo gruppo sarebbe
ampiamente distorta. Ora guardate un grafico simile che illustra invece i
diversi gruppi di vertebrati presenti nel Siluriano (Figura 1b).
La situazione è diametralmente opposta, con i vertebrati con mascelle rappresentati da soli cinque gruppi (placodermi, acanthodii, sarcopterygii e actinopterygii) e gli agnati invece fiorenti in un gran numero di cladi.
La situazione è diametralmente opposta, con i vertebrati con mascelle rappresentati da soli cinque gruppi (placodermi, acanthodii, sarcopterygii e actinopterygii) e gli agnati invece fiorenti in un gran numero di cladi.
Questo caso fornisce un buon
esempio dell’importanza dei fossili.
(P.S. Nei cladogrammi qui presenti, che provengono da Purnell, 2001, cyclostomata è parafiletico, mentre oggi, vi sono buone prove che sia monofiletico).
(P.S. Nei cladogrammi qui presenti, che provengono da Purnell, 2001, cyclostomata è parafiletico, mentre oggi, vi sono buone prove che sia monofiletico).
Figura 1b |
Tuttavia, questo non confuta
la nostra ipotesi, anzi.
Da questo cambiamento nelle faune a vertebrati, con il
declino degli agnati e la radiazione degli gnathostomi, è derivato il mito
(falso come vedremo) che questi ultimi abbiano sbaragliato la concorrenza
competendo con gli agnati.
Siamo di fronte ad un mito che ha portato gli agnati
ad essere considerati come emblema del vecchio, del primitivo, del poco
funzionale.
In questo post cercherò di
far capire come l’ipotesi che i pesci senza mascelle siano stati condotti ad un estinzione
quasi completa dalla competizione con gli gnatostomi durante il Paleozoico
inferiore sia in realtà un falso mito, da guardare con aria critica e,
momentaneamente, da abbandonare.
Questa ipotesi è stata
ampiamente sostenuta da più autori e è tutt’ora molto diffusa nell’immaginario
collettivo.
Per fare alcuni esempi, Pough et al. (1996) scrivono che “la grande maggioranza degli agnati soccombette a causa della competizione dei vertebrati con mascelle". Similmente, Long (1995), afferma che “la ragione del rapido declino della diversità degli agnati fu probabilmente il rapido sviluppo dei vertebrati con mascelle” e più specificatamente che “gli heterostraci allungati furono sbaragliati dalla competizione con i primi placodermi allungati, nectonici, così come gli agnati bentonici (n.d.a. ad esempio Hemicyclaspis) persero la competizione con i primi placodermi di fondo, detritivori (n.d.a. ad esempio Bothriolepis)."
Per fare alcuni esempi, Pough et al. (1996) scrivono che “la grande maggioranza degli agnati soccombette a causa della competizione dei vertebrati con mascelle". Similmente, Long (1995), afferma che “la ragione del rapido declino della diversità degli agnati fu probabilmente il rapido sviluppo dei vertebrati con mascelle” e più specificatamente che “gli heterostraci allungati furono sbaragliati dalla competizione con i primi placodermi allungati, nectonici, così come gli agnati bentonici (n.d.a. ad esempio Hemicyclaspis) persero la competizione con i primi placodermi di fondo, detritivori (n.d.a. ad esempio Bothriolepis)."
Figura 2. Hemicyclaspis (in alto), un osteostraco bentonico, e Bothriolepis (in basso), un placoderma bentonico
Altri, come Raff (1996) scrivono che “dopo la comparsa di mascelle e denti, si aprirono nuove nicchie per grandi carnivori (Figura 3) e animali specialisti” e dunque avvenne “la rapida e quasi totale sostituzione degli agnati con gli gnatostomi”.
Figura 3. Coccosteus, un placoderma carnivoro |
Ma vi sono realmente evidenze di competizione tra agnati e vertebrati con mascelle?
E' possibile testare questa ipotesi?
Il problema forse, sta alla base: l’ipotesi che la competizione tra gnathostomi
e agnati sia stata la causa della scomparsa di questi ultimi sembra basata
sulla coincidenza temporale del declino di un gruppo e della radiazione del
secondo.
Il grafico (Figura 4a) qui sotto analizza il numero di famiglie di agnati e di gnatostomi nei diversi periodi del Paleozoico.
Nella figura si vede come al declino degli agnati segua una parallela diffusione degli gnatostomi, un grafico “a clessidra”, come ci aspetteremmo dal risultato della competizione tra questi due gruppi.
Nella figura si vede come al declino degli agnati segua una parallela diffusione degli gnatostomi, un grafico “a clessidra”, come ci aspetteremmo dal risultato della competizione tra questi due gruppi.
Figura 4a |
Tuttavia, questo grafico è parziale e non riflette la reale
distribuzione degli agnati nel tempo. Se includiamo infatti i conodonti (sul
cui stato di vertebrati ci sarebbe da discutere per un intero blog, ma che
comunque come morfologia, e probabilmente ecologia, sono assimilabili alle
odierne lamprede), il risultato è molto, molto diverso. Quando inseriamo i
conodonti, non si ha più quel grafico a clessidra di prima, ma emerge una
figura più omogenea.
Figura 4b |
C’è poi un ulteriore, e secondo me ben più importante problema, riguardail record fossile dei primi vertebrati.
Abbiamo già visto nel blog come la nostra conoscenza sui
vertebrali basali abbia un grande limite legato alla conservazione delle parti
molli di cui sono costituiti questi animali. Se è vero che molti di essi ,soprattutto gli agnati
più derivati, avevano un rivestimento esterno duro, è anche vero
che il loro record fossile è piuttosto limitato, soprattutto per alcuni gruppi,
come gli arandaspidi, gli astraspidi o gli anaspidi. Dunque, anche da un punto
di vista puramente quantitativo, non abbiamo i mezzi per fare un confronto
realistico.
Terzo ma non meno importante questione da prendere in considerazione: Agnatha non è gruppo monofiletico, ma un grado.
Nel corso del blog fin’ora ho cercato di mostrarsi quanto sia varia la
diversità all’interno di quello che formalmente chiamiamo il gruppo degli
agnati. Gli agnati non costituiscono un clade monofiletico, sono un gruppo
arbitrario di diversi cladi uniti dal piccolo particolare di non avere le
mascelle. Dunque ha poco senso di parlare di competizione tra gli agnati (che,
ripeto, avevano morfologie, ecologie e funzionalità anatomiche spesso anche
molto diversi) e gnathostomi.
Questo voler separare per forza i vertebrati basali in due fazioni
forzate, manco fossero i guelfi e i ghibellini, fa perdere un sacco di
informazioni contestuali e fornisce una visione piuttosto grossolana.
Se proviamo invece a mettere su grafico la diversità dei differenti
cladi di vertebrati nel Paleozoico (Figura 5), ciò che esce fuori è qualcosa di molto più
eterogeneo (guardate ad esempio la diversità tra heterostraci e osteostraci, o
tra anaspidi e thelodonti, per non parlare dei conodonti).
Figura 5 |
Questo grafico ci mostra come la visione tradizione “agnati” contro “con
mascelle” in realtà abbia poco senso. Non vi è una semplice relazione tra il
declino degli agnati e la diffusione
degli gnathostomi (vi faccio notare anche la differenza tra i vari gruppi di
gnathostomi). Inoltre, esso rivela un differente modello temporale con varie
estinzioni all’intero di singoli cladi.
Ha ancora senso parlare di caduta degli agnati e di vittoria degli gnathostomi?
Tutto questo mi ricorda un po’ la storia del mito della conquista della terraferma. La solfa è sempre quella, si vuole cercare un migliore, un vincitore che sconfigge un altro grazie alla propria superiorità.
Meglio lasciare queste vicende ai libri e ai film, la natura è meravigliosamente più complessa.
Tutto questo mi ricorda un po’ la storia del mito della conquista della terraferma. La solfa è sempre quella, si vuole cercare un migliore, un vincitore che sconfigge un altro grazie alla propria superiorità.
Meglio lasciare queste vicende ai libri e ai film, la natura è meravigliosamente più complessa.
Insomma, anche stavolta fare di tutta l’erba un fascio porta ad un falso
mito.
Proviamo però ad andare comunque all’interno di
questa questione.
Il fatto che da un’analisi attenta del record
fossile non emerga il modello a clessidra non significa che a priori dobbiamo
scartare la possibilità che la competizione abbia controllato la
diversificazione di alcuni gruppi a scapito di altri.
Ma, detto questo, sorge un serio
problema….come si testano le ipotesi di competizione nei taxa fossili, in
particolare nei vertebrati basali?
Non basta un’analisi
quantitativa, come i grafici che abbiamo visto sopra, per cercare di fare
inferenze circa l’evoluzione della vita.
I fossili non sono entità fine a se
stese, e un analisi puramente numerica avrebbe poco senso.
Cito uno stralcio di Purnell 2001, l'articolo da cui è presa la maggior parte di questo post:
"L’attuale enfasi
nell’applicare la sistematica filogenetica ai primi vertebrati è diretta
all’attenzione di alcuni ricercatore verso la riduzione dei taxa fossili ad una
serie di caratteri da utilizzare come variabili discrete per le analisi
filogenetiche. Ma i vertebrati basali furono animali molto sofisticati, in cui
varie loro caratteristiche anatomiche formano complessi funzionali ben
specifici. Dunque, varie di queste caratteristiche sono obbligatoriamente molto
legate a questi complessi funzionali, e sono le costrizioni di questi ultimi, e
durante l’evoluzione alcune
caratteristiche posso essere variate assieme a causa della loro interdipendenza
funzionale.”
Per cercare
davvero di capire com’è andata l’evoluzione dei vertebrati e della vita in
generale, ovviamente è imprescindibile dunque anche utilizzare più dati
possibili provenienti dall’ecologia, dalla morfologia funzionale, dai parametri
ambientali.
Gli animali si relazione tra di loro e con l’ambiente, e questo influenza profondamente la loro storia e la loro evoluzione
Gli animali si relazione tra di loro e con l’ambiente, e questo influenza profondamente la loro storia e la loro evoluzione
Innanzi tutto, vediamo cosa ci serve.
Per essere competitori, la distribuzione di due specie deve almeno essere vissute nello stesso tempo e nello stesso luogo, altrimenti non può esserci alcun contatto.
Inoltre, devono aver condiviso il medesimo spazio vitale, le stesse risorse o gli stessi predatori (Benton 1996, Sepkoski 1996).
Per essere competitori, la distribuzione di due specie deve almeno essere vissute nello stesso tempo e nello stesso luogo, altrimenti non può esserci alcun contatto.
Inoltre, devono aver condiviso il medesimo spazio vitale, le stesse risorse o gli stessi predatori (Benton 1996, Sepkoski 1996).
Dunque, a meno che due taxa fossili non siano ritrovati nel medessimo
range stratigrafico, abbiano dimensioni simili, dieta simile, habitat simili (fondo del mare, estuari, mari bassi,
etc..) e occupino lo stesso areale geografico, difficilmente essi possono
considerati competitori. Rintracciare relazione ecologiche tra taxa fossili è
molto, molto difficile.
Nel caso della “lotta” tra gnathostomi e agnati, sembra essere
particolarmente importante il discorso legato alla dieta, anche perché nei
pesci la differenziazione della dieta è uno dei più importanti fattori per
determinare l’ecologia e non solo (vedasi ciclidi).
Ma, allo stato attuale, conosciamo così poco dell’ecologia e della dieta
di animali così strani e complessi come i pesci senza mascelle, che è difficile
fare un discorso di questo tipo. Come possiamo sapere se un heterostraco fosse
in competizione alimentare con un antiarchide se non siamo certi di cosa e come
entrambi mangiassero?
La morfologia funzionale degli agnati è così poco conosciuta (spero venga presto pubblicato il mio piccolo contributo, wait for the paper!),
soprattutto riguardante la loro alimentazione, che pochi taxa possono essere
assegnati a categorie trofiche, anche solo molto grandi come macrofagi o
microfagi.
Dunque, ad oggi, non siamo in grado di testare l’ipotesi di possibili
interazioni di competizione tra vertebrati basali. La visione che l’attuale
diversità dei vertebrati e il declino dei pesci senza mascelle sia legato alla
competizione tra questi ultimi e gli gnathostomi, deve perciò essere
considerata come intestata e, dunque, speculativa.
Ma, allora, perché nel corso del Devoniano la
maggior parte dei vertebrati senza mascelle si estinse? Quali possono essere
state le cause di questa sparizione? E perché invece i vertebrati con mascelle sopravvissero?
Dopo aver rifiutato un’ipotesi, ovviamente,
bisogna formularne un’altra.
Tutto questo nel prossimo post.
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Bibliografia:
- Benton M.J.
1996
‘On the nonprevalence of competitive
replacement in the evolution of tetrapods’,
in Jablonski,
D., Erwin, D.H. and Lipps, J.H. (eds) Evolutionary paleobiology, The University
of Chicago Press
- Long J.A. 1995
The rise of
fishes: 500 million years of evolution 1st edition. Johns Hopkins
Press.
- Nelson J. S. 2006
Fishes of the World 4th edition. Wiley
- Pough F.H.,
Heiser J.B. and McFarland W.N. 1996
Vertebrate life. Prentice Hall
International.
- Purnell M. 2001
"Scenarios, selection and the ecology of early vertebrates"
in Ahlberg P.E. (eds) Major Events in Early Vertebrate Evolution, Taylor & Francis
- Sepkoski
J.J. 1996
“Competition in macroevolution: the double
wedge revisited”,
in Jablonski,
D., Erwin, D.H. and Lipps, J.H. (eds) Evolutionary paleobiology The University
of Chicago Press
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