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I predatori della preistoria ep.6: rettili volanti e fritto misto

Questo post nasce da una delle presentazioni che ho avuto modo di vedere durante il Symposium on Vertebrate Palaeontology and Comparative Anatomy, tenuto nella sua edizione 2013 nella bellissima Edimburgo.
Al convegno ho potuto rivedere tanti amici e conoscere anche persone nuove, studenti, professori e paleontologi di fama internazionale.
Anche quest'anno, come gli altri anni, il convegno è stato arricchito da numerose presentazioni e sessioni di poster (compreso un Castiello et al.) riguardanti la paleontologia dei vertebrati e la loro anatomia (dalla forza del morso dei roditori pleistocenici al movimento dei flipper dei rettili marini, dalla pneumatizzazione delle vertebre di sauropode alle nuove scoperte sui tetrapodomorphi carboniferi, e molto altro).
Per chi magari è abituato a lavorare sul un ristretto campo, su un particolare gruppo di animali, è stata l'occasione per imparare qualcosa anche sul resto del grande gruppo dei vertebrati, e così è stato anche per me.
Oggi vorrei parlare di una delle presentazioni che mi è piaciuta di più e lo faccio riallacciandomi alla serie sui predatori della preistoria, che vuole raccontare come si possano fare inferenze su questo, mitizzato ma importante, aspetto della biologia degli organismi anche partendo da dati reali, da fossili che esistono davvero e che ci forniscono dati importanti per non rendere il discorso legato alla pura speculazione.

La camaleontica mano di Struthiomimus

Finiti i mille impegni estivi, sono quasi pronto a ripartire con le nostre paleostories.
Questa estate avevo pubblicato un mini paleoquiz.
Scusa se ci ho messo più tempo del previsto, dovevo prima verificare alcune cose.
La domanda era: cos'hanno in comune il teropode cretaceo Struthiomimus e un odierno camaleonte?
















Il titolo svela in parte la risposta. La struttura che accomuna i due animali è la mano e, aggiungo ora, la conformazione del cinto pettorale.