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Kootenichela deppi, un artropode hollywoodiano.

Scusate miei cari lettori che aspettavate un’altra puntata de “I predatori della preistoria” ma se permettete vorrei parlare di qualcosa di molto, molto più interessante (ovviamente dal mio punto di vista).
E poche cose mi interessano più dei fossili del Cambriano (solo gli “agnati”, direi).
David Leeg, ricercatore all’Imperial College di Londra, descrive i resti di Kootenichela deppi, un nuovo artropode proveniente dai famosi depositi cambriani della British Columbia, in Canada, e più precisamente dalla Stephen Formation, nel Kootenay National Park.
Il nome della specie,  K. deppi, è in onore di…Johnny Deep, proprio lui. 
E per quale motivo?  
Semplice, basta guardare le chele di Kootenichela, letteralmente “Chela di Kootenay”, per capire il motivo di questa scelta. 
Le chele, come espressamente dichiarato dall’autore, ricordano le forbicione di Edward Mani di Forbici, celebre personaggio interpretato dal magistrale attore statunitense.


I predatori della preistoria ep. 4: Shark attack!

Il ruolo degli squali nell’immaginario collettivo è, forse da sempre, collegato al loro perfetto adattamento per la predazione in ambiente acquatico. 
La stragrande maggioranza degli squali attuali si alimenta cacciando altri animali e sovente nei documentari vengono mostrate le tecniche di predazione di questi affascinanti animali.
Tralasciando il lato negativo della medaglia, che ha portato alla nascita in vari casi di vere e proprie fobie verso gli squali, immaginati come spietati cacciatore che non aspettano altro che attaccare poveri bagnanti indifesi, gli adattamenti anatomici che questi condritti hanno evoluto nel tempo li hanno resi indubbiamente tra gli animali più efficienti dal punto della predazione, tanto che la loro anatomia non è cambiata nel tempo in maniera esageratamente significativa. Si sa, squadra che vince non si cambia.
Ma guardando al mondo del passato, si può scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato anche parlando di predazione negli squali. 

I predatori della preistoria ep. 3: gli indistruttibili psammosteidi e la forza della disperazione.

I danni da ferita sono piuttosto frequenti sulle corazze degli heterostraci psammosteidi (gruppo che abbiamo incontrato qui).
Sono stati trovati centinaia di fossili di questi pesci corazzati che presentano segni di ferite, morsi, graffi, tessuti rigenerati.
Lebedev et al., 2009 passano in rassegna vari segni di danno presenti su vari esemplari di psammosteidi dell’area baltica, in particolare Estonia, Lettonia, Ucraina e Russia. Essi sono riferiti a ben nove specie di psammosteidi, ascrivibili a cinque generi diversi (Tartuosteus, Pycnosteus Ganosteus, Psammolepis e Psammosteus).
Tra questi, il genere più colpito, non sappiamo il motivo, forse perché più comune, risulta essere Psammolepis

Le estese piastre che costituivano la parte cefalica di questi animali rappresentavano una protezione importante, spesso vitale. Ed è proprio qui che gli esemplari giunti fino a noi presentano nella maggior parte delle volte i segni di ferita. Particolarmente colpita è la zona dorsale e le proiezioni laterali delle piastre branchiali.


Esemplare di psammosteide con evidenti segni di morso (margine strappato) sulla piastra branchiale. Immagine da Lebedev et al., 2009

Romeosaurus, un nuovo mosasauro dall'Italia

Paleonews italica fresca fresca!

Palci et al., (2013) descrivono due nuove specie di mosauri sulla base di cinque esemplari rinvenuti sulle montagne a Nord di Verona.
Gli esemplari sono in buono stato di conservazione e il loro studio ha permesso di descriverli nel dettaglio, riscontrando vari caratteri distintivi (come ad esempio l'estensione della sutura tra mascellare e premascellare circa sopra la posizione del terzo dente) tale da permettere di distinguerli da tutti gli altri mosasauri noti, e istituire un nuovo genere e due nuove specie, Romeosaurus fumanensis e Romaeosaurus sorbinii.

Ricostruzione del cranio di Russellosaurus. Disegno da http://dinomaniac.deviantart.com/
I resti provengono da depositi marini risalenti al Cretaceo superiore, in particolare all'interno tra Turoniano inferiore - Santoniano inferiore, circa 92 - 85 milioni di anni fa.
Oltre ad aggiungere due nuovi taxa al record fossile mosasauroide, la scoperta di Romaeosaurus è risultata importante dal punto di vista filogenetico. Le analisi di Palci et al., hanno evidenziato come Romaeosaurus cada in posizione affine a Russellosaurus,  un mosasauro del Turoniano del Nord America. Inoltre, essi risultano affini a Yaguarasaurus, un mosasauro primitivo della Colombia, sempre Turoniano.
In base alle loro analisi, Palci et al. istituiscono un nuovo clade di mosasauri, Yaguarasaurinae, includente dai tre generi sopra detti, rappresentante un gruppo di mosasauroidi, più vicini a generi come Plioplatecarpus e Tylosaurus che non a Mosasaurinae, differenziatosi nelle prime fasi della storia di questi bizzarri rettili marini.

Tylosaurus
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Bibliografia: 

- Palci, A., Caldwell, M. & Papazzoni, C. 2013 
A new genus and subfamily of mosasaurs from the Upper Cretaceous of northern Italy. Journal of Vertebrate Paleontology 33(3): 599-612

I predatori della preistoria Ep.2 Chi ha ferito Larnovaspis?

Eccoci al secondo episodio della mini serie sulle interazioni (supportate da dati) tra preda/predatore nel passato.
In questo post affronteremo la nostra prima indagine, nel tentativo di risolvere una specie di "crimine preistorico".
Questo primo caso ci fa tornare indietro nel tempo, precisamente nel Devoniano inferiore, circa 415 milioni di anni fa, in Ucraina.
E’ a questo periodo che risale un esemplare di Larnovaspis kneri, un heterostraco, rinvenuto con strani segni sulla parte sinistra della piastra dorsale.

Larnovaspis kneri. A) Visione dorsale B) Visione ventrale C) Ingrandimento della traccia di lesione più grande Scala A-B= 1cm. Scala C= 5mm. Da Lebedev et al., 2009